Una corsa dall’ospedale di Boscotrecase a Sorrento per ricoverare mamma che si era rotta il femore. È quanto siamo stati costretti a fare nel giorno di Santo Stefano perché al nosocomio non accettavano ricoveri per carenza di tecnici in sala operatoria”. È l’ennesimo caso che fa discutere alle pendici del Vesuvio. Questa volta, però, non è un errore medico o infermieristico ad accendere i riflettori sulla struttura Sant’Anna-Madonna della Neve. Si tratta, piuttosto, del problema atavico di carenza di personale.

“Gli ospedali campani soffrono per i pochi operatori disponibili ed anche il turn over non ha risolto il problema”, sentenzia Vincenzo Celotto, sindacalista della Cgil, che aggiunge: “La nuova normativa europea che ha bloccato le ore lavorative a 48 ha, di fatto, peggiorato le condizioni, costringendoci a chiudere i reparti”.

“La nostra ortopedia è chiusa da 10 giorni perché mancano i radiologi. Dei 5 tecnici che l’azienda ha accorpato alla nostra struttura, 2 sono in malattia e gli altri 3 dispongono dei permessi della legge 104”. Rincara la dose Domenico Iapicca, della Uil. “L’unica possibilità – dice – che offriamo a chi necessita di un ricovero è il trasferimento in un altro ospedale che, purtroppo, spesso è lontano da quello vesuviano”. Come se non bastasse, aggiunge il sindacalista, “la Tac, inaugurata in pompa magna prima delle elezioni, funziona solo poche ore al giorno. Non abbiamo medici e tecnici per coprire i turni di pomeriggio e di sera”. Infine lo stesso Iapicca si sbilancia su una previsione: “Di questo passo, il reparto di emodinamica farà fatica ad essere aperto”.

Stando a voci di corridoio, sembra che l’empasse non sia dovuta solo ai pochi tecnici ma anche ai diversi problemi burocratici. Torre del Greco, ad esempio, ha diverse figure specializzate che avrebbero rifiutato il trasferimento a Boscotrecase. Inoltre, proprio per quest’ultimo ospedale, ci sarebbero diverse richieste di avvicinamento in ottemperanza dell’articolo 42 decreto 151 del 2001 che non sono ancora state evase e persone in comanda che non sono state stabilizzate, preferendo quelle di ditte cooperative esterne che hanno un costo maggiore.

Infine, il caso anomalo della macchina utilizzata per il trasporto sangue. È datata anni ’80 e spesso necessita di manutenzione che viene effettuata da un’officina di Acerra a prezzi tutt’altro che contenuti. Inoltre, per sopperire a questo deficit si ricorre alle ambulanze private con costi, per trasporto, che sfiorano i 200 euro per ogni trasporto. In tanti si chiedono, perché l’azienda non compra una vettura più nuova?

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