Palazzo Fienga “non era per esseri umani”. In 78 a processo, anche ex killer dei Gionta
Tra le accuse il “no allo sgombero”. Alla sbarra Giovanni Iapicca e “Balduccio” Guarro
17-05-2016 | di Salvatore Piro
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TORRE ANNUNZIATA. “Mancati lavori contro il pericolo di crollo” e “inosservanza dell’ultimo ordine di sgombero” del 2014 (il sesto scritto in 30 anni dal Comune di Torre Annunziata): alla sbarra in 78, anche chi era un killer scelto. Partirà nel marzo 2017, a due anni dalla liberazione di Palazzo Fienga, il maxi-processo contro i proprietari di uno o più appartamenti nell’ex fortino del clan Gionta, ridotto a semplice edificio murato a chiusura di due inchieste parallele della Procura di Torre Annunziata e della Dda di Napoli.
IL PROCESSO. Nessuna archiviazione: accolta in toto la richiesta di rinvio a giudizio, formulata dai pm Emilio Prisco e Sergio Raimondi. Ben 78 gli imputati che compariranno dinanzi al giudice del Tribunale di Torre Annunziata. Per l’accusa, i proprietari di case nel fortino sgomberato prima non avrebbero effettuato i lavori necessari per evitare eventuali crolli; poi non avrebbero osservato le 6 ordinanze di sgombero, emesse fin dagli anni ‘80 dal Comune per motivi di sicurezza. Secondo l’Antimafia, Palazzo Fienga era “incompatibile col soggiorno degli esseri umani”.
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I NOMI. Tra i 78 a processo anche alcuni elementi di spicco del clan Gionta, come i killer scelti Giovanni Iapicca (alias “rangitiello”) e Liberato Guarro “Balduccio”. Alla sbarra nel 2017 anche Eduardo Venerando, Andrea Cirillo “’o sciacallo” e Pasqualina Apuzzo, suocera del “boss poeta” Aldo (è la madre della moglie, Annunziata Caso). E ancora diversi pregiudicati affiliati, tra cui membri delle famiglie Paduano e Carpentieri.
LO SGOMBERO. Il covo di via Bertone fu sgomberato all’alba del 15 gennaio 2015 (vedi foto). Lo sgombero ha riguardato un mega complesso immobiliare su tre strade (anche via Castello e via D'Alagno): 42 nuclei familiari – per un totale di 193 persone – che occupavano 63 appartamenti, mentre 36 abitazioni non erano occupate; infine c'erano altri 17 locali non abitativi. Il doppio sequestro del Palazzo (la cui custodia è affidata al sindaco di Torre Annunziata, Giosuè Starita) ha rappresentato il primo passo che condurrà probabilmente alla sua confisca.
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