“Resto sorpreso, per non dire sconcertato, di fronte all'assoluto silenzio dei sindaci della zona vesuviana. Li esorto a dire una parola, a farsi promotori di un'iniziativa, di un gesto concreto per il pieno rilancio di un territorio, il nostro, che appare sempre più mortificato e abbandonato a se stesso”. Lo dice, in una nota, il senatore Pietro Langella, esponente del gruppo ALA (Alleanza Liberalpopolare-Autonomie) e vicepresidente della Commissione Bilancio. Langella, che è stato anche assessore provinciale a Napoli, punta il dito sul modo in cui le amministrazioni locali “gestiscono una risorsa straordinaria, in termini di sviluppo e occupazione, come il Parco nazionale del Vesuvio”. Un “paradiso in terra - prosegue il parlamentare originario di Boscoreale -, ma anche un polo turistico dalle potenzialità immense, che aspetta solo di poter decollare a oltre vent’anni dalla nascita. Un patrimonio che, però, a dispetto di tutto e tutti, viene sempre più spesso utilizzato come discarica invece che come risorsa”.

“E che dire delle aree archeologiche vesuviane? – rilancia l’esponente di ALA - penso, solo per citarne alcuni, allo scavo di Villa Regina ed al correlato museo dell'Antiquarium di Boscoreale, alle ville della collina stabiese di Varano, alla villa cosiddetta di Augusto a Somma Vesuviana, alla sontuosa dimora patrizia di Poppea-Oplonti a Torre Annunziata, ai reperti romani di Terzigno. Perle che tutto il mondo ci invidia ma che, chissà perché, sono ancora sconosciute al grande pubblico”.

Ebbene, incalza Langella “non è possibile che i riflettori debbano essere puntati, quasi in esclusiva, sulla sola Pompei”. Da qui l’appello rivolto ai primi cittadini: “chiedo il loro intervento. Occorre operare in sinergia. Tutti insieme. Senza distinzioni di partiti, movimenti o bandiere ideologiche. Bisogna fare rete in maniera sistematica, affinché possano finalmente essere gettate le basi per uno sviluppo turistico-culturale e occupazionale di cui l'intero bacino vesuviano e non solo una parte di esso, avverte sempre più un disperato bisogno”.

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