“Mai provai a far fuori Raffaele Iovane”. Questa la risposta fornita oggi, in carcere a Cuneo, da Giuseppe Gallo (39 anni), alias Peppe o’ pazz, ras dei “Gallo-Limelli-Vangone”, raggiunto tre giorni fa dall’ennesima ordinanza della DDA di Napoli. Nel mirino degli inquirenti, stavolta, il traffico illecito di coca ed hashish tra l’Olanda, il Triveneto e Boscotrecase. Il regno di “Peppino a’ scignetella”, appunto, messo d’un tratto in pericolo dall’improvvisa ascesa di Raffaele Iovane (53), che con suo figlio Giovanni (34) provava a scalare la “vetta” del clan.

Per questo, secondo l’accusa, Peppe o’ pazz tentò di uccidere il boss emergente, il 21 settembre 2007, aiutato da suo cugino Rocco Luigi Limelli (44), figlio del fondatore della cosca, anch’egli dietro le sbarre. Una raffica di colpi che la vittima scampò solo rifugiandosi negli uffici della polizia municipale, accanto al Municipio di Boscotrecase.

Giuseppe Gallo e Rocco Limelli, difesi dall’avvocato Ferdinando Striano, oggi hanno entrambi negato qualsiasi responsabilità per il tentato omicidio, interrogati dal gip del Tribunale partenopeo Egle Pilla. Proprio il Giudice che, tre giorni fa, ha spedito dieci persone in carcere e cinque ai domiciliari. Tutte ritenute vicine al clan con le accuse, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di droga ed estorsione. Tra gli indagati anche Raffaele e Giovanni Iovane, difesi dagli avvocati Sartore e Ferraro. I due però hanno scelto il silenzio.

Per Giuseppe Gallo, Rocco Limelli ed i Iovane, i rispettivi legali hanno già avanzato richiesta di riesame. Riesame che sarà discusso solo al termine di tutti gli interrogatori di garanzia. All’appello, infatti, mancano ancora i quattro indagati ora ai domiciliari (Raffaele Aliberti, Maddalena Matrone, Mario Menichini, Andrea Penitenti).

 


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