Ancora cento passi. Peppino Impastato è stato ammazzato con una carica di tritolo perché ha avuto il coraggio di accendere una luce nel buio fitto della mafia. Il boss Badalamenti di Cosa Nostra lo ha messo a tacere per sempre facendolo esplodere. Al liceo scientifico Severi di Castellammare è suo fratello Giovanni Impastato a fare memoria del giovane eroe che ha pagato con la vita la lotta all’omertà.

"Noi non lo abbiamo mai dimenticato, portiamo ancora avanti la sua battaglia. I 'Cento Passi' non sono solo il titolo di un grande film o di una canzone di successo, ma bensì una realtà storica. E’ la distanza tra la nostra casa e quella del boss Badalamenti, mandante dell’omicidio di Peppino condannato all’ergastolo. Si tratta di uno dei criminali più feroci del secolo precedente. Peppino è diventato un eroe, un'icona quasi irraggiungibile, ma non è così. Non dovete adagiarvi su chi ha lottato in passato, perchè è troppo facile. Dovete essere anche voi a fare la differenza. Mia madre diceva sempre che la mafia non si sconfigge con le pistole, ma con la cultura".

Sono diciassette gli istituti scolastici del territorio che hanno aderito all’iniziativa promossa dall’Associazione Nazionali Magistrati – sezione di Torre Annunziata - per educare i giovani alla legalità e al valore della solidarietà. Dal presidio Libera alle forze dell'ordine. Istituzioni, scuola e politica insieme per ricordare Impastato, assassinato il 9 maggio 1978 a Cinisi, Palermo. 

A ricostruire la vicenda investigativa e giudiziaria è Franca Imbermago, Sostituto Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia che all'epoca si occupò del caso. "Ci sono voluti anni per ottenere la verità. Non dimenticherò mai le parole di Felicia Impastato al processo contro Badalamenti. La interrogai nel corso delle indagini, fu la prima testimone. I suoi parenti mafiosi le proposero di vendicare il figlio con una spedizione di sangue, ma lei ebbe il coraggio di dire no. Nel 1996 le indagini furono riaperte su istanza della famiglia. Il boss era in videoconferenza, lei lo guardò negli occhi e gli disse: 'Tu hai ucciso mio figlio'. Non lo dimenticherò mai, quella donna fu un esempio per me". 

Presente all’evento anche Elena Cavaliere, dirigente scolastica del liceo scientifico Severi di Castellammare. “Un onore avere qui Giovanni Impastato. Peppino era uno studente come voi, un giovane che credeva nella giustizia e nella bellezza e che per questo è stato ucciso. Suo fratello si è battuto per anni affinché fosse accertata la verità sulla sua morte, un omicidio di mafia. La vera rivoluzione è capire che nulla mai potrà veramente cambiare se non si abbandona l’indifferenza”. 

Tra i muri dell’aula magna del liceo stabiese l’arte diventa strumento per fare memoria dell’eroismo di Peppino. Sul palcoscenico gli studenti cantano e recitano la storia di un giovane che ha rotto gli equilibri malati del crimine per amore della verità. Protagonisti in questo alternarsi di musica e parole anche i ragazzi delle scuole di Torre Annunziata, che hanno risposto presente all’appello di Andreana Ambrosino, Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati – sezione di Torre Annunziata. Alfieri, Cesaro Vesevus, Graziani, Leopardi, Marconi, Pascoli, Pitagora-Croce e De Chirico in prima linea per ricordare Peppino. Tra i presenti Don Ciro Cozzolino e il Presidente del Tribunale Oplontino Ernesto Aghina.

“La mafia lo ha ucciso due volte, prima con le bombe e poi la calunnia - precisa la dottoressa Ambrosino - Cosa Nostra depistò le indagini facendo credere che si trattasse di un attentato terroristico o, addirittura, di suicidio. Tutto architettato ad arte per screditare la sua immagine agli occhi della gente. Anni di depistaggi per invalidare la sua battaglia. Ma la verità era a cento passi dalla casa di Peppino, in una pietra rossa intrisa di sangue”.

Legalità, giustizia e verità. I magistrati anticamorra scelgono il territorio stabiese per l’iniziativa dedicata a Peppino Impastato. I comuni di Torre Annunziata e Castellammare sono stati sciolti per infiltrazioni camorristiche. La politica ha fallito su tutti i fronti: stavolta a vincere è stata la mafia. “Bisogna tenere gli occhi aperti sia a livello locale che nazionale – sottolinea il giornalista Ottavio Ragone, coordinatore dell’evento – Ogni metro che cediamo a questi delinquenti assassini è un metro che in realtà togliamo a noi stessi. Nell’area vesuviana sono due i comuni sciolti per camorra. In questi territori il potere criminale si trasmette ereditariamente. Non bisogna mai abbassare la guardia”.

Tra i presenti anche Nunzio Fragliasso, Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata. “Questo è un evento che lascerà sicuramente il segno. Il vero eroismo è nelle azioni di tutti i giorni. Non è necessario che anche noi diventiamo eroi o martiri. Ciò che conta è smettere di coltivare la cultura dell’indifferenza. Quando la società non avrà più bisogno di vittime sacrificali, allora avremmo vinto la nostra battaglia contro la mafia”.

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