Hanno percepito il vitalizio previsto per i familiari vittime della criminalità organizzata a causa della strage di Sant’Alessandro. In quell’agguato, avvenuto a Torre Annunziata il 26 agosto del 1984, persero la vita 8 persone.

 Dopo 15 anni si è scoperto che la figlia di una delle vittime di quel raid si era sposata con un esponente del clan Gionta, I.P., finito in carcere il 18 gennaio 2017, con l’accusa di associazione mafiosa, e condannato in via definitiva il 18 giugno 2020.

Così il Comando provinciale della Guardia di finanza di Napoli ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo, emesso d’urgenza dalla Procura di Torre Annunziata, di beni dal valore di oltre 166mila euro nei confronti di due donne, moglie e suocera, per il reato di indebita percezione ai danni dello Stato.

Il matrimonio della figlia della vittima è stato taciuto per continuare a beneficiare dei vitalizio. Già nel 2009 la Prefettura aveva chiesto più volte alle donne di aggiornare le informazioni sulla loro situazione familiare, al fine di verificare la loro estraneità all’ambiente criminale. Ma le beneficiarie avevano omesso la risposta, simulando una separazione consensuale tra i coniugi, omologata il 18 maggio 2010 al Tribunale di Torre Annunziata.

Le indagini della finanza, coordinate dalla Procura, hanno così consentito di accertare il carattere fittizio della separazione tra i coniugi, essendo acclarato che la coppia aveva avuto un’altra figlia e che la suocera continuava a fare vista, assieme alla figlia, a I.P.al carcere di Secondigliano.

Fondamentale, per il recupero dei 166mila euro, la collaborazione con la Prefettura di Napoli.

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