"Pescavano alla foce del Sarno", 2 assolti. Altri 12 imputati a processo
Il racconto in aula del maresciallo Perrini. "Quel giorno sequestrammo 600 chili di molluschi"
09-03-2016 | di Salvatore Piro
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TORRE ANNUNZIATA. “Il peschereccio, uscito dal Porto, andò verso foce Sarno. Lì l’acqua è malata. Fece una manovra a rotazione, i pescatori gettarono una grossa rete; poi la tirarono su. La rete era piena. Solo allora chiamai la Capitaneria. Sequestrammo più di 600 chili di molluschi”.
Associazione a delinquere finalizzata alla vendita di pesce nocivo. Ma anche favoreggiamento e rivelazione di segreti d’ufficio: queste le accuse mosse a vario titolo dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata nei confronti di 21 persone, finite a processo dopo i blitz dei carabinieri del 16 e del 18 ottobre 2010.
In 6 sono già state condannate - in abbreviato – con pene dai 18 mesi ai 4 anni di reclusione. Due gli assolti: l’allora responsabile dell’Unità Operativa Veterinaria dell’Asl Na3 Sud e un ex-dirigente del II dipartimento dell’amministrazione comunale di Torre Annunziata che, per gli inquirenti ma non secondo i giudici, omisero dal 2006 al 2010 i dovuti controlli sul commercio abusivo nell’area del mercato ittico.
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Dodici persone, tra proprietari di motopescherecci, gestori e titolari di pescherie, individuati grazie ad indagini durate due anni (anche mediante intercettazioni), sono invece alla sbarra in tribunale. Tra queste pure Nunzio Salerno, allora maresciallo capo dei carabinieri in servizio presso il comando per la tutela della salute Nas. Secondo il pm, Salerno avvisò il titolare di una nota pescheria di Torre Annunziata degli immediati blitz in programma.
Blitz ricostruiti oggi ai giudici dal maresciallo Perrini. Il militare si appostò per due pomeriggi al Porto, bloccando anche fenomeni come la “pesca a strascico”, tecnica vietata dalla legge, ma messa in atto quasi sistematicamente a Torre Annunziata: nei pressi della foce del Sarno, in acque ad alto inquinamento e sottoposte al divieto. In più occasioni i prodotti ittici sequestrati risultavano positivi al batterio “Escherichia Coli”. Tra i capi d’accusa, ipotizzati in Procura, anche anche la frode in commercio, avendo venduto per fresco pesce in realtà congelato e la rivendita proibita di datteri di mare.
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