È mingherlino e non supera il metro e sessanta di altezza il leader del "branco" che a Pimonte ha fatto violentare a più riprese la sua fidanzatina 15 enne, e l'ha ricattata minacciandola di pubblicare i video dei rapporti sessuali sui un social network. Il 'capobranco' appartiene a una famiglia legata a un boss locale. Anche i suoi parenti avrebbero partecipato alle attività criminali della zona.

Il minorenne avrebbe assimilato negli anni una mentalità della sopraffazione esercitata mediante il ricatto e la minaccia anche attraverso il web. I fatti erano diventati di dominio pubblico circa 20 giorni fa, in seguito ad un articolo apparso su un sito internet che annunciava l'avvio di indagini per una presunta violenza di gruppo da parte di minorenni ai danni di una 15enne, accostando la storia ad una analoga vicenda accaduta a giugno a San Valentino Torio. Qualcuno aveva fatto circolare sui social network la notizia e l'autore della violenza era andato a minacciare pubblicamente, nella piazza del paese, l'autore del post: un uomo adulto, tre volte più grande d'età del ragazzino.

Tra gli 11 minorenni che questa mattina hanno ricevuto la notifica dell'Ordinanza di custodia cautelare per le violenze sessuali, almeno un paio sono legati da vincoli di parentela a elementi della criminalità locale. Altre famiglie sono di origini umili: operai, manovali, casalinghe che stanno vivendo questa storia con grande vergogna e dolore. Anche la famiglia della ragazza sarebbe di umili origini, ma onesta. E nel paese ora tutti si interrogano sulle sorti dei ragazzini implicati nella violenza e su eventuali altre vittime del branco.

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