Pizzoratorio a Torre Annunziata. Don Antonio Carbone: “Non più cocaina ma farina”
Inaugurato il laboratorio che sfida la malavita. Il rettore dei Salesiani: “Strappiamo ai loro figli dal solco della criminalità”
04-11-2019 | di Marco De Rosa
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“Non più tagliare il bianco della cocaina, ma impastare il bianco della farina, elemento che ha dato origine alla nostra storia. Così potremo creare il presente e il futuro di questi ragazzi”. Il rettore dei Salesiani di Torre Annunziata don Antonio Carbone ha voluto lanciare questo messaggio di speranza nell’ambito dell’apertura di “Pizzoratorio”, la pizzeria che sfida la criminalità.
Si tratta di un laboratorio formativo destinato ai ragazzi accolti nelle due case famiglia di Torre Annunziata, “Mamma Matilde” e “Peppino Brancati”. Nei locali dell’oratorio salesiano è stato allestito infatti un forno moderno, grazie al contributo dei benefattori di Salesiani per il Sociale APS. L’obiettivo è quello di insegnare un mestiere ai ragazzi, per sottrarli alla malavita e donare loro un futuro di certo più roseo. “E’ un ‘occasione per dire a noi stessi al quartiere che attraverso l’educazione è possibile sperare in un mondo migliore”, ha sottolineato il presidente della Fondazione Polis don Tonino Palmese, presente all’iniziativa”.
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Sono passati 90 anni esatti da quando 4 salesiani arrivarono alla stazione di Torre Annunziata centrale. Armati di tanta buona volontà e di zaini in spalla, vennero ad abitare nel cuore del centro storico oplontino. Da quel giorno i salesiani iniziarono l’azione educativa. Ora, con “Pizzoratorio” si darà “un vero e proprio titolo attraverso dei corsi finanziati dalla Regione Campania – ha spiegato il sindaco di Torre Annunziata Vincenzo Ascione -. Riuscire a collegare un valore assoluto come la pizza a progetti di recupero di ragazzi difficili, rappresenta una brillante idea di riscatto per chi ha avuto un percorso difficile”.
L’iniziativa è stata voluta fortemente da don Antonio Carbone, in modo principale per combattere la dispersione scolastica, una delle grandi piaghe di questo territorio; ma anche dare opportunità concrete di formazione e istruzione: “Dare qualcosa in più a chi la vita ha dato di meno – ci ha raccontato don Antonio Carbone -. Questo territorio non merita di morire per mano di alcuni criminali. Noi cerchiamo di strappare i loro figli dal solco da loro creato, quello della criminalità, per dare loro un solco diverso, quello della legalità”.
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