Poggiomarino: “Dammi i 50 euro o ti multo”. Al processo contro il vigile è ‘giallo’ sul gps
Giuseppe Salvati avrebbe fatto un verbale per rappresaglia. Ma l’auto, per il satellite, era “ferma in garage”
07-11-2015 | di Salvatore Piro
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“I nostri antifurti sono quasi perfetti. Se la macchina non è in garage, nel novantacinque per cento dei casi, lo ‘scarto’ nella localizzazione dell’auto col gps è di soli 6 metri. Lo dice la Nasa”. Testimone in tribunale, l’ingegnere ‘inchioda’ il vigile. Al processo contro Giuseppe Salvati, il 59enne ex sovrintendente capo della Municipale di Poggiomarino imputato di falso ideologico e concussione, è la volta di un professionista della ‘OT Telematics’ di Roma, società leader nella produzione dei dispositivi satellitari. Il racconto dell’ingegnere chiarisce ai giudici della seconda sezione penale di Torre Annunziata che se a verbale l’auto “è in sosta su una strada”, la via dovrebbe a forza corrispondere al segnale rilevato “dall’antenna e da un sensore accelerometrico che ne registra i cambi di velocità”.
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IL PROCESSO. L’ex decano dei vigili di Poggiomarino, secondo l’accusa, avrebbe fatto una multa per rappresaglia. A tradirlo sarebbe stato proprio il gps, montato sulla sua vecchia Smart “cabriolet” azzurrina che vendette a un cittadino marocchino per 1100 euro. Salvati ottenne solo la prima "tranche" del pagamento (1000 euro). Gli altri 100 non arrivarono in tempo. Il marocchino, ora parte civile a processo, ne pagò solo 50. E l’ultima banconota? "Se non mi dai minimo 50 euro, ti faccio una multa. Peppe disse proprio così", ha ricostruito nelle scorse udienze la presunta vittima.
84 euro da pagare subito: la punizione per il ritardo nel saldare il conto. Ma il vigile non aveva calcolato l'antifurto satellitare: è grazie all'apparecchio, infatti, che il marocchino ha vinto un ricorso in Prefettura, dimostrando che quel giorno la Smart era rimasta a parcheggiata a casa e non stava nel luogo dell'infrazione (all'incrocio tra via Roma e via Vittorio Emanuele).
LA DIFESA E IL ‘GIALLO’. L’avvocato di Salvati, finito ai domiciliari dopo l’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, prova oggi in tribunale a ‘smontare’ la tesi dell’accusa: “I carabinieri hanno prodotto due tabulati che riportano dati diversi – spiega ai giudici – . E’ tutto alle carte del processo. In uno, la Smart è localizzata a via Roma. Sull’altro è scritto via IV Novembre ed alla stessa ora. Com’è possibile?”. La partita in tribunale si gioca adesso sulla infallibilità e sul ‘giallo’ del gps.
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