POMPEI. Un sistema di 7 aziende “vuote”, di cui una con sede in Francia e una in Sardegna, create ad arte per distrarre beni e disponibilità finanziarie da un patrimonio attivo vicino ai 3,5 milioni di euro: così per il pm della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, Silvio Pavia, i coniugi 63enni Tullio Conte e Rosa Veneruso, il loro genero Lorenzo Altieri (42) e Giuseppe Miranda (con un ruolo secondario nell’inchiesta), avrebbero causato la fine della “DISTOMS” s.r.l., la società con sede in via Lepanto a Pompei, operante nella preparazione dei derivati del petrolio e fallita il 27 gennaio 2010. Per i 4, ora l’accusa a processo è di bancarotta fraudolenta.

IL PROCESSO-L’INDAGINE. Il “sistema DISTOMS” è stato ricostruito ieri ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Torre Annunziata (presidente Francesco Todisco) dal curatore fallimentare dell’azienda, Armando Sorrentino, che rispondendo alle domande del pm ha così aperto il processo sul crac della società, prima con sede nell’avellinese a Monteforte Irpino.

Il blitz dei finanzieri del gruppo di Torre Annunziata (agli ordini del colonnello Carmine Virno) aveva portato il 17 febbraio 2014 ad eseguire 3 ordinanze di custodia agli arresti domiciliari e un sequestro preventivo di beni mobili, immobili, quote sociali e polizze assicurative per oltre un milione di euro: bancarotta fallimentare e frode fiscale le accuse. Ipotesi di reato che avrebbero inoltre impedito alla curatela di ricostruire l’effettivo giro d’affari realizzato.

Per le Fiamme Gialle il gruppo, grazie a falsa documentazione amministrativa e fiscale, era riuscito a sottrarre buona parte del patrimonio alla “DISTOMS”, causando un ingente danno ai creditori e allo Stato. Il tutto grazie al “sistema” di società fittizie. In soli 3 anni – secondo gli inquirenti - sarebbe stato sottratto illecitamente l'intero attivo dell'azienda di Pompei, nonché omesso il versamento di Iva per circa 1,2 milioni di euro.


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