Due bambine torturate per più di dieci anni. Maltrattamenti contro le piccole, una delle due costretta a prostituirsi e l'altra picchiata con un ferro da stiro. Prostituzione minorile, abusi su minorenne e pornografia minorile: sono le accuse che, a vario titolo, hanno portato oggi in carcere tre persone, in esecuzione di altrettante ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Salerno, su richiesta della procura, ed eseguite dagli agenti del commissariato di Pompei. 

La svolta nelle indagini arriva a ottobre dell'anno scorso. Si inizia ad indagare sulla famiglia di Pompei per maltrattamenti, ma il quadro che emerge dall'attività investigativa svela retroscena ancora più inquietanti. All'epoca dei fatti la madre costringeva sua figlia di soli 16 anni a fare sesso con lei ed un cliente di Scafati. Sarà proprio quest'ultimo ad aiutare gli inquirenti a ricostruire questo puzzle degli orrori. Gli investigatori setacciano i suoi dispositivi elettronici e scoprono materiale pedopornografico. Nelle immagini che custodiva l'uomo sui computer i suoi nipotini di soli 4, 8 e 13 anni. Ed era proprio con quest'orco che la madre consumava rapporti sessuali, coinvolgendo anche la sua piccola.

Gli episodi da cui nascono le accuse sarebbero avvenuti nel napoletano a partire dal 2008, nei confronti di due bambine, in un contesto di profondo degrado. In base agli elementi raccolti una delle vittime, sin da piccolissima, era stata più volte percossa dal padre con immotivata violenza, anche mediante l'uso di un ferro da stiro e un mestolo; un'altra vittima minorenne è stata costretta a prostituirsi da sua madre. ed insieme a lei avere rapporti sessuali. Uno degli indagati è stato trovato anche in possesso di materiale pedopornografico. La piccola costretta a prostituirsi si trova attualmente in una struttura protetta. La coppia ha altri due figli, una femmina e un maschio. La prima si era già allontanata dalla famiglia mentre il secondo sarà con ogni probabilità affidato ai servizi sociali. 

"Secondo l'ipotesi accusatoria - scrive il procuratore Giuseppe Borrelli, a capo della Procura di Salerno - una delle vittime, sin da piccolissima, era stata più volte percossa dal padre con immotivata violenza, anche mediante l'uso di un ferro da stiro e un mestolo, sottoponendola a pretese punitive crudeli".

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