Droga e 'bombe fai da te’ “con miccia e innesco col telefonino”: da Pompei al Piano Napoli di Boscoreale, passando per Torre Annunziata. Dopo nove condanne in abbreviato, al via oggi il processo parallello in ordinario a carico di 16 imputati.

Nel nutrito elenco dei 16 - accusati a vario titolo di spaccio e traffico d'armi - c’è anche Massimiliano Scognamiglio, fratello di Giovanni e di Roberto, uccisi due anni fa nella loro villetta di via Andolfi al termine di un raid punitivo per una partita di droga mai pagata al clan Gallo-Limelli-Vangone. A sparare, la notte tra il 30 e il 31 maggio 2014, secondo i giudici fu Andrea Gallo, il fratellino del ras di Boscoreale, Peppino ‘o pazzo. Andrea Gallo, per il duplice delitto, in primo grado ha subito una condanna a 29 anni di reclusione.

Sette pusher e due armieri (Raffaele Nappo e Giuseppe Pandolfi, entrambi pregiudicati di Boscoreale) sono già stati condannati, al termine del filone parallelo del processo conclusosi con rito abbreviato. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la coppia sarebbe stata in grado di trafficare armi di ogni tipo: pistole, mitragliette Uzi, ordigni rudimentali, pronti ad essere immessi sul mercato per cifre in alcuni casi vicine ai 2mila euro. Le esplosioni di prova – come emerso dai dettagli dell’inchiesta, coordinata dal pm della Procura di Torre Annunziata, Silvio Pavia - sarebbero avvenute nelle campagne tra Boscoreale, Pompei e Poggiomarino, in una zona poco distante dalle palazzine di via Passanti Scafati.  

Lo scorso 12 ottobre, il gup del Tribunale di Torre Annunziata ha inflitto pene per 39 anni di carcere in totale. L'intero gruppo, secondo il giudice, era pronto a rifornire l'hinterland Vesuviano di droga e armi. Non solo cocaina, marijuana e crack, dunque. Anche esplosivi artigianali azionabili a distanza, collegandoli semplicemente a un cellulare.

 

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