Pompei, caso biblioteca. Orsineri chiede dei locali al vescovo Caputo
Nei mesi scorsi la consigliere Padulosi aveva denunciato lo stato di abbandono dei libri. Marmo aveva ricevuto l’ok dal liceo per ospitarli
13-01-2016 | di Raffaele Perrotta
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“Confido in un suo intervento che ci permetta di poter usufruire di alcuni ambienti della diocesi in cui collocare numerosi testi che oggi versano in una situazione di estrema precarietà e poter offrire così uno spazio letterario”. È la richiesta che l’assessore alla cultura di Pompei, Pietro Orsineri, ha indirizzato al vescovo del Santuario mariano, Tommaso Caputo.
La causa che ha spinto il vicesindaco a tale richiesta, riprendendo le parole della missiva, è da ricercare nella “carenza di locali e di mezzi necessari a disposizione dell’amministrazione comunale”. Un modo, secondo il numero due della giunta cittadina, per “dare risposte e prospettive di crescita alle nuove generazioni, per formarle come uomini e come cristiani, ai valori dell’onestà, della generosità e della solidarietà”.
Una lettera accorata, quella di Orsineri, che arriva a poche ore dall’iniziativa/provocazione dei giovani di Fratelli d’Italia ma che, rileggendola, apre dubbi e perplessità sull’intera vicenda legata alla biblioteca comunale.
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LA PROPOSTA DI MARMO. Il 23 maggio del 2015, l’ex presidente del tribunale di Torre Annunziata, Diego Marmo, utilizzando lo stesso mezzo del vicesindaco, si dimise dalla carica di presidente dell’Osservatorio per la legalità. Nella lunga missiva che indirizzò al primo cittadino ed al consiglio comunale, denunciò, tra le altre cose, alcune anomalie proprio sui locali “che dovrebbero contenere i libri – scrisse – Resta anche un mistero per quale motivo la vecchia Biblioteca venne dismessa”. Poi formulò una proposta che cadde nel vuoto: “Il liceo E. Pascal ha messo a disposizione alcuni locali della scuola per ospitare la Biblioteca, ma fino ad oggi la città manca ancora di un luogo dedicato alla conoscenza e alla cultura”.
LA DENUNCIA DELLA PADULOSI. Libri gettati come cartastraccia, muffa, cartoni sparsi un po’ ovunque, locali quasi in stato di abbandono. Il 9 novembre scorso, la consigliere di opposizione, Maria Padulosi, lanciò attraverso i social, e corredata da foto (quella in copertina è una della Padulosi), la sua accusa sullo stato in cui versavano i locali dove erano stati “appoggiati” quelli che oggi vengono definiti dall’assessore Orsineri “testi di alto valore culturale e scientifico”.
La consigliere scrisse: “Da luglio 2014 e con insistenza da novembre ad aprile 2015, al Sindaco è stato sollecitato di prendere provvedimenti, allocando nel frattempo i libri presso i locali di una scuola che si era resa disponibile”. La stessa scuola, probabilmente, a cui faceva riferimento l’ex procuratore Marmo.
La proposta del liceo non è mai stata smentita dalla preside ma da allora non ha mai ricevuto risposta dal sindaco Uliano e dagli assessori che hanno avuto la delega alla cultura. Perché oggi si preferisce fare una nuova richiesta piuttosto che utilizzare locali statali già messi a disposizione?
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