Pompei. Chiedono certezze ma rifiutano l’area privata: i lavoratori dei chioschi in protesta
La manifestazione dinanzi a Palazzo De Fusco: “Niente lavoro, niente risposte”. Intanto respingono la proposta di un comodato d’uso temporaneo
11-06-2025 | di Marco De Rosa

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“Non abbiamo più tempo da perdere. Vogliamo certezze sui tempi e garanzie di poter tornare a lavorare.” È questo l'appello lanciato dai lavoratori dei chioschi di Pompei che, questa mattina, si sono radunati davanti al Municipio per manifestare contro l'Amministrazione Comunale guidata dal sindaco Carmine Lo Sapio.
Con striscioni, cori e proteste, i manifestanti hanno denunciato i ritardi e le incertezze che da mesi gravano sul futuro delle loro attività. Realtà commerciali risultate abusive e sequestrate a ottobre scorso dalla Procura di Torre Annunziata.
Al loro fianco anche l’opposizione consiliare, rappresentata in piazza dal consigliere comunale Salvatore Caccuri: “Hanno tentato di aggirare la direttiva Bolkestein convinti che si potesse fare, ma ci sono sentenze amministrative che affermano il contrario,” ha dichiarato.
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Dal canto suo, il sindaco Lo Sapio respinge le accuse e rivendica il lavoro svolto finora per accelerare la riapertura dei chioschi. Solo pochi giorni fa, in una conferenza stampa, ha annunciato la collaborazione con il Politecnico di Milano per la progettazione dei nuovi manufatti, con tanto di prototipi in scala. In attesa della conclusione dell’iter, l’Amministrazione ha anche proposto un contratto di comodato d’uso gratuito per l’utilizzo temporaneo di un’area privata.
Tuttavia, il consorzio dei lavoratori, recentemente costituito, ha rifiutato di firmare il contratto. “Abbiamo perso altri quattro mesi per definire l’accordo, ma alla fine lo hanno rifiutato,” ha commentato amaramente il sindaco. Un passo indietro che, secondo Lo Sapio, rischia di far saltare la trattativa e allungare ulteriormente i tempi per il ritorno al lavoro.
Intanto, l’attesa continua, tra tensioni crescenti e un clima di sfiducia che sembra rendere ancora più difficile trovare una via d’uscita condivisa. E a rimetterci sarebbero esclusivamente i lavoratori.
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