Nel calendario dei corsi di formazione per giornalisti che si stanno svolgendo in Campania spunta anche il nome di Bartolo Longo, figura fondamentale della Chiesa che sarà proclamato Santo il 19 ottobre 2025 da Papa Leone XIV.

All’incontro, organizzato in occasione della presentazione del libro di Angelo Scelzo, “Bartolo Longo. La santità che si fa storia”, hanno partecipato Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania; Vincenzo Di Vincenzo, vicedirettore de Il Mattino; Fabio Zavattaro, già vaticanista del TG1; Don Francesco Asti, preside della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale; Alfonso Pirozzi, redattore dell’ANSA; Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa Vaticana, e Monsignor Tommaso Caputo, arcivescovo prelato di Pompei.

Un parterre d’eccezione per presentare non solo il libro di Scelzo, ma anche per riflettere sulla figura di Bartolo Longo in vista della sua prossima canonizzazione. L’autore ha definito Longo “un Santo per l’oggi”, sottolineando come la sua opera abbia ancora oggi un significato profondo: accogliere i semplici, gli ultimi, coloro che la società considerava ai margini — compresi i carcerati e le loro famiglie. Un cammino di fede e di servizio che lo portò a fondare la nuova Pompei e il Santuario di Pompei, nel 1876.

Ma possiamo considerare Bartolo Longo anche un giornalista? Nato nel 1841, fu avvocato di successo, missionario, scrittore, editore, urbanista e pedagogista. E sì, può essere definito anche un giornalista moderno e profetico: possedeva un grande talento nella scrittura e una visione comunicativa sorprendentemente attuale. Fondò una rivista di ampia diffusione, tradotta in diverse lingue, comprendendo l’importanza della comunicazione scritta e della stampa come strumento di evangelizzazione e promozione della spiritualità mariana nel mondo.

Una fotografia dei primi anni del Novecento, conservata nella sala Marianna De Fusco della Basilica di Pompei, mostra Bartolo Longo circondato dall’affetto dei ragazzi — figli di carcerati — ai quali cercava di restituire dignità e speranza.

«Possiamo affermare – ha spiegato Don Francesco Asti – che Bartolo Longo è un laico dei nostri giorni, perché in maniera profetica seppe comprendere le necessità della gente e degli ultimi, a partire dal Vangelo. È stato un vero messaggero di pace a Pompei».

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