Sabato 6 novembre 2010, giorno di “vergogna per l’Italia”. L’allora Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, non usò mezze misure per definire il crollo della ‘Schola armaturarum juventis pompeiani’, la palestra degli atleti di Pompei, costruita lungo via dell’abbondanza, la strada principale della città sepolta. La preziosissima “Casa dei gladiatori”, pronta ad aprirsi come ogni mattina agli occhi di migliaia di turisti, si sbriciolò al contrario al sole, alle 6 del mattino, ridotta a inaccettabile cumulo di macerie. “Spiegazioni immediate”, tuonò ancora il Presidente. Fascicolo aperto subito in Procura, ma i ‘perché’ di quel disastro si cercano ancora oggi. Cinque anni e tanti ma tanti altri crolli dopo.

IL PROCESSO Unica imputata per disastro colposo, nella vicenda relativa alla ‘Casa dei gladiatori’ (un tempo destinata alla custodia di trofei militari, ndr), è l’architetta oggi in pensione Paola Rispoli, allora responsabile delle Regioni I e III degli scavi di Pompei. “La Schola non era a rischio crollo – si è difesa ieri la Rispoli, rispondendo così alle domande del pm della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, Emilio Prisco – ma aveva bisogno solo del restauro delle coperture”.

Voce ferma e fioca, impeccabile gonna beige e giacchino blu, carte e appunti in mano per la Rispoli, col proposito di dimostrare ai giudici della prima sezione penale del Tribunale (presidente di collegio Ernesto Anastasio) che “le strutture in cemento armato erano solide. Quel crollo è dovuto solo al nubifragio, che ha creato una specie di fiume alle spalle della Schola. Acqua che ha causato altri crolli in tutta la zona di via dell'Abbondanza. E’ stata solo una tragedia”.

DISASTRI’ CONTINUI Dopo la “Schola” a franare, ventiquattro giorni dopo, fu invece il muro perimetrale della ‘Casa del moralista’, a soli venti metri da quella ‘dei Gladiatori’. Poi, nell’ordine, un nuovo cedimento nei pressi di Porta di Nola, vicino la cinta muraria della città antica; la murazione di un pozzo interno all’edificio 41 della via Consolare; uno dei pilastri del pergolato esterno della Casa di Loreio Tiburtino, nell’Insula II della II Regio.

E così ancora a ‘cascata’, senza freni. Fino allo scorso febbraio. Pure l’ultimo smottamento di una parte del terreno del giardino della ‘Casa di Severus’, lungo il costone roccioso meridionale dell'area archeologica, anche in una nota alla svelta diffusa dalla Soprintendenza si addebitava “alle forti piogge degli ultimi giorni”. Menomale che ora è estate, verrebbe quasi da dire.

DENUNCIATO TURISTA INDIANO Il tutto mentre, sempre ieri, a poche ore dall’esame in Tribunale della Rispoli, un turista indiano giocava a fare il ‘pugile’ con una colonna delle Terme Stabiane degli scavi. Accusato di danneggiamento, il visitatore con la passione per la ‘boxe’ è stato stavolta prontamente denunciato. “Volevo capire se la colonna fosse vuota o piena”, avrebbe poi spiegato ai carabinieri di Pompei.    

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