Sarà una perizia disposta dai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Torre Annunziata (presidente di collegio Ernesto Anastasio) a stabilire perché il 6 novembre 2010 la “Schola Armaturarum”, la celebre “Casa del gladiatore” degli Scavi di Pompei, si sbriciolò letteralmente e dalla sera alla mattina come neve al sole.

Così la sentenza sul “disastro”, “una vergogna per l’Italia” – il commento dopo il crollo dell’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - slitta ancora: attesa in autunno, dopo già due consulenze di parte agli atti del processo, arriverà al meglio tra sei mesi. Questo il tempo minimo d’attesa tra conferimento dell’incarico al perito (o ad un collegio), deposito della relazione e repliche alla stessa di accusa e difesa.   

Una vera sorpresa: un supplemento d’indagine regalato al “fotofinish”, appena prima fosse chiusa l’istruttoria, dall’ultima udienza del giudizio che vede imputata per disastro colposo l’architetto Paola Rispoli, oggi in pensione, ma cinque anni fa responsabile delle Regioni I e III degli Scavi (il crollo si verificò nella Regio III, in via dell’Abbondanza, meta soltanto nel 2010 di 2 milioni e 300 mila turisti provenienti da tutto il mondo, ndr).

La Rispoli è accusata dal pm della Procura della Repubblica oplontina, Emilio Prisco, di “imprudenza, negligenza e imperizia per aver sottovalutato l'avanzato stato di degrado dell'edificio”. L’architetto sarebbe stato infatti “incaricato, dal direttore dell’Ufficio Tecnico degli Scavi, di procedere all’identificazione di murature ad immediato pericolo”. Il Comune di Pompei, parte civile a processo, oggi attende il maxi-risarcimento, perché “ad ogni crollo all’interno degli Scavi è palese che ci sia un danno anche per il Comune, la cui immagine viene lesa per l’enorme eco mediatica”; e la difesa dell’Ente di Palazzo Fusco, guidato dal sindaco Nando Uliano, nulla obietta sull’ultimo “surplus” d’inchiesta.

“Abbiamo perso solo altro tempo”: è al contrario perplesso, all’uscita dall’aula, l’avvocato Orazio Cicatelli, legale con Giuseppe Fusco della Rispoli. “Così – prosegue - la sentenza slitterà di almeno un anno”. Tra un mese la formulazione dei quesiti e il conferimento dell’incarico forse a un collegio di tre esperti. La loro relazione spiegherà il perché del solo primo “disastro” agli Scavi.

“Disastro” addebitato, dalla difesa dell’unica imputata, “ad un evento idrogeologico eccezionale, il più grave degli ultimi 50 anni a Pompei. Quattro giorni prima che la Casa si sbriciolasse venne giù in città una bomba d'acqua. Quaranta centimetri in mezz'ora. Una sorta di record. La spinta del terreno causò quel giorno il crollo”.

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