Nel cuore dell’antica Pompei, tra il foro civile e quello triangolare, due isolati tornano a raccontare la loro storia grazie a un progetto di scavo internazionale che unisce competenze, entusiasmo e visione. A guidarlo, le università Freie di Berlino e l’Orientale di Napoli, in una sinergia che ha trasformato la ricerca archeologica in un’esperienza formativa e umana senza precedenti. L’obiettivo è ambizioso: indagare due isolati centrali della città antica per ricostruire la storia delle singole unità abitative e commerciali — botteghe, case, attività — dalla fondazione di Pompei nel VI secolo a.C. fino all’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Un viaggio nel tempo che si snoda tra muri di tufo vulcanico, peristili e stratigrafie complesse, come quelle emerse nell’isolato 5 della regio VIII, dove la cosiddetta “casa della calce” ha restituito preziose tracce edilizie.

«Riaprendo vecchi saggi e ampliandoli, leggendo lembi di stratigrafie di scavi precedenti, siamo ora in grado di ricostruire con molta precisione le fasi edilizie di quest’abitazione», spiega il professor Domenico Esposito, uno dei docenti che ha guidato il progetto. «Abbiamo ritrovato muri originari della Pompei arcaica, nel suo momento di origine e formazione».

Ma oltre ai dati scientifici, ciò che rende speciale questa campagna è il lato umano. «Questo progetto multidisciplinare rappresenta una grande responsabilità per me e per la professoressa Trumper della Freie Universität di Berlino», continua Esposito. «Qui formiamo le nuove generazioni sul campo, attraverso un lavoro corale dove si cresce insieme, ci si pone domande e si cerca, nei limiti delle nostre possibilità, di dare delle risposte».

Gli studenti, provenienti da città e culture diverse, hanno risposto con entusiasmo e voglia di apprendere. «Questo ci mette in gioco: magari apprendiamo anche noi qualcosa di nuovo. Sono fonte di ispirazione anche per noi», confessa il professore. «Qui tutto ha funzionato bene, il lato umano ha fatto la differenza, così come il crescere insieme all’interno di un contesto come Pompei, che è un sito difficile, complesso, stratificato».

Pompei, infatti, non è solo un sito archeologico: è una città che vive, che pulsa sotto ogni pietra, che sfida gli studiosi con le sue storie sovrapposte e i suoi dettagli da decifrare. «La bellezza di Pompei è anche quella dei vari studiosi che cercheranno di rispondere alle domande lasciate in sospeso da chi prima non è riuscito. Forse è proprio questa la bellezza di Pompei».

Un progetto che non solo scava nel terreno, ma anche nella memoria, nella formazione, nella collaborazione. Un esempio di come la ricerca possa essere anche incontro, crescita e scoperta condivisa.

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