Randagismo dilagante, volontariato cinofilo in crisi e ingenti spese economiche da sostenere, ma “Gli Angeli di Pasquale” non si arrendono. Da dodici anni l’organizzazione no profit lotta per contrastare l’abbandono degli animali e il sovrappopolamento canino, piaghe difficili da sanare. 

A raccontare le battaglie dell’associazione – sita a Pompei in via Civita -, è il presidente Salvatore Portoghese, colonna portante de “Gli Angeli di Pasquale”.“La nostra missione è combattere il randagismo – spiega - causato principalmente dalle cucciolate padronali e dalle rinunce di proprietà. Prima vogliono un animale, poi non lo vogliono più, e intanto questi poveri cani finiscono per strada e non sempre c’è un lieto fine”. Portoghese denuncia la superficialità di alcuni padroni, non sempre consapevoli dell’impegno che comporta avere cura di un animale.

Ad aggravare il fenomeno del randagismo è anche il rifiuto di sterilizzare i cani. “Le cucciolate casalinghe sono una piaga. Non si vuole sterilizzare, a volte per ragioni economiche o di mentalità, però i cuccioli finiscono o nella spazzatura o ammazzati per strada”.

All’interno dell’associazione sono solamente tre i volontari stabili che si occupano degli animali. Una parte attiva dei cittadini aiuta saltuariamente l’organizzazione, ma gestire il rifugio richiede fatica e dedizione a tempo pieno e trovare persone dedite alla causa è sempre più difficile.

Il presidente Portoghese sul sostentamento economico dell’associazione: “Le spese sono inimmaginabili e noi non usufruiamo di nessun fondo pubblico. Ci sosteniamo autonomamente. Siamo noi volontari a provvedere a tutte le spese e, in caso di emergenza, creiamo una raccolta fondi ad hoc”. Nonostante le difficoltà sono tanti i successi dell’associazione “Gli Angeli di Pasquale”, basti pensare alla storia commovente di Marcellino e Veseva, i due cani anziani a cui i volontari, nonostante l’età avanzata, hanno trovato una famiglia dopo più di dieci anni passati nel rifugio. 
La storia dell’associazione non ha zone d’ombra; i volontari non sono in prima linea sul territorio per ottenere facili guadagni o speculare sugli animali in stato di abbandono. 
A spingere gli attivisti all’azione è l’amore per gli amici a quattro zampe, nient’altro.


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