“In merito all’opera Hermanos del Maestro Igor Mitoraj esposta in Piazza Bartolo Longo, si precisa che il Santuario di Pompei non ha mai espresso giudizi negativi sull’opera in sé e non ha mai chiesto che venisse rimossa.

Le perplessità espresse hanno riguardato semplicemente il punto e non il luogo della collocazione - peraltro non concordata precedentemente con il Santuario - dal momento che la piazza è quasi quotidianamente interessata dal movimento di migliaia di pellegrini, in visita al santuario mariano per le celebrazioni ordinarie ed, ancor più, in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia

Proprio domenica scorsa, 10 aprile 2016, oltre 1.800 studenti delle scuole salesiane dell’Italia meridionale hanno effettuato il proprio pellegrinaggio giubilare, riscontrando evidenti difficoltà negli spostamenti dalla presenza di detta opera.

In previsione della Supplica e delle altre celebrazioni giubilari, in data 23 marzo 2016, giorno stesso della collocazione dell’opera, l’amministrazione del Santuario ha scritto all’Amministratore dell’Atelier Mitoraj SRL, Dott. Lorenzo Gori; e, per conoscenza, all’Amministrazione comunale e alla Soprintendenza, la seguente lettera:

«Egregio Dott. Lorenzo Gori,

In riscontro alla Sua raccomandata del 22 marzo 2016, con la presente esprimiamo il nostro compiacimento per l’esposizione dell’opera in bronzo del Maestro Igor Mitoraj, Hermanos, in piazza Bartolo Longo nell’area antistante il Santuario della Beata Vergine del Rosario.

Tenendo conto delle manifestazioni religiose, delle processioni e degli altri eventi collegati con la presenza quotidiana di migliaia di pellegrini, è necessario ed urgente che l’opera venga collocata in modo da non intralciare le funzioni.

Rinnovando apprezzamento per la scelta di collocare la prestigiosa opera nella Piazza Bartolo Longo ed in attesa di un sollecito riscontro porgiamo cordiali saluti».

Appare del tutto chiaro che i termini della vicenda sono tali da respingere da soli, sulla base di un minimo di obiettività, ogni accusa di cosiddetto ‟oscurantismo culturale” o, peggio, di ‟negazione della libertà di espressione artistica”. Le preoccupazioni espresse dal Santuario non hanno a che fare in nessun modo con conclusioni così arbitrarie, che appartengono esclusivamente a chi le ha pronunciate”.

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