Ha ragione il sindaco di Pompei quando esprime tutta la sua contrarietà alla realizzazione del progetto della nuova stazione, sostenuta e già annunciata dai ministri Dario Franceschini e Graziano Delrio, che permetterebbe ai turisti di arrivare direttamente all’interno dell’area archeologica.

Del resto non potrebbe fare altrimenti. Pensate solo per un momento se l’idea progettuale diventasse realtà: una stazione di interscambio tra Ferrovie dello Stato e Circumvesuviana, magari chissà la possibilità di treni veloci con direzione diretta verso Pompei, un flusso di persone che potrebbe avere a disposizione una nuova via di comunicazione con il sito archeologico all’aperto più grande d’Europa. Qualcuno in poche ore comodamente seduto su un treno ad alta velocità potrebbe mettere piede all’interno degli Scavi di Pompei ed ammirare in tutta la sua mastodontica bellezza le nuove domus restaurate, i nuovi progetti che la Soprintendenza ha in serbo, essere estasiati dai racconti appassionati delle guide turistiche autorizzate che stazionano all’esterno della città antica.

Ha ragione il sindaco di Pompei a dire no a questa nuova opportunità, solo perché così potrebbe continuare a puntare il dito contro “l’altro avverso” che non permette il decollo del turismo a Pompei.

Quasi tre milioni di visitatori (attenzione visitatori e non turisti) che nel 2015, appena andato in soffitta, hanno varcato l’ingresso degli Scavi, visitato il foro, fatto una capatina all’anfiteatro dove sono rimasti estasiati dai calchi, rimasti senza parole davanti alla bellezza degli affreschi della Villa dei Misteri. Qualcuno, durante l’estate, avrà anche approfittato della possibilità di visitarli di notte, lasciandosi avvolgere dalla bellezza del sito archeologico illuminato dalla luna.

E dopo la visita? La risposta è univoca: è andato via. Dopo gli Scavi, che si tratti di una visita notturna o diurna, che sia gratis o a pagamento, da Pompei si va via. E certamente non per colpa della nuova grande stazione che permette collegamenti diretti o porta i turisti direttamente all’interno dell’area archeologica, non esiste ancora.

La verità è che da Pompei i turisti vanno via perché non hanno altre attrattive, non hanno altri motivi o suggerimenti per restare. È questa la triste verità per la quale si dice “no” al nuovo progetto difendendosi dietro a dei problemi atavici e conosciuti da tutti e per i quali, mi dispiace dirlo, non si ha nemmeno la voglia di riconoscerli.

Perché un turista deve rimanere a Pompei dopo aver visitato gli scavi e lo stesso dicasi anche per un pellegrinaggio al Santuario.

Cosa offre la città? Un cartellone di eventi estivi? Nemmeno a parlarne. Quello di Natale oggettivamente è arrivato troppo tardi per essere “spendibile” dai tour operator. Un cinema, locali, strutture ricettive all’altezza? Pompei dopo l’ultima visita agli Scavi e l’ultima messa al Santuario finisce di vivere e la colpa non può essere un centro commerciale, già esistente, ed il progetto solo in itinere, di una nuova mega stazione. Per questo il punto da cui bisogna ripartire è una maggiore programmazione, magari realizzando quello che ai più può sembrare scontato: un tavolo fattivo di collaborazione tra i soggetti che insistono sulla città di Pompei, ovvero Amministrazione, Curia, Soprintendenza, Albergatori e Commercianti, che mettendo per un attimo da parte lo sterile campanilismo possano effettivamente programmare proposte che inducano i turisti a rimanere a Pompei.

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