Pompei. “A 79 anni, in una città come Pompei, ci avevo messo la faccia. Alla fine ho toccato con mano che la legalità, talvolta, serve soltanto da vetrina per esibirsi agli occhi degli altri”. Così l’ex procuratore capo di Torre Annunziata, Diego Marmo, commentando il “golpe” messo a segno a Palazzo De Fusco dai consiglieri comunali schieratisi contro l’ex sindaco Nando Uliano (nei link correlati, ndr).

L’ex pm del caso Tortora, oggi in pensione dopo una lunga carriera in magistratura (era stato anche procuratore aggiunto di Napoli), si era dimesso nel maggio scorso -  in aperta polemica col primo cittadino - da Presidente dell’Osservatorio della legalità del Comune di Pompei. Marmo aveva spiegato in una lettera aperta i motivi che lo avevano spinto a lasciare. “A Pompei nemmeno volevo andarci, con la città non ho legami particolari – aggiunge oggi - . Poi ho capito che non ero un magistrato fatto per scrivere libri in pensione, accettando infine l’incarico. Ero andato per tutelare la legalità. Non ho avuto ascolto. E se proprio volete saperlo, ci ho rimesso anche le spese personali”.

“A distanza di un anno – continua Marmo - può dirsi che su qualcosa avevo ragione. Pompei è una città abbandonata. Vederla così fa male, perché è la porta d’ingresso degli Scavi e della Basilica. Ma nonostante il Creatore, più di duemila anni fa, mandò a tutti un segnale chiarissimo, la città ancora oggi non dispone di un piano di emergenza nell’ipotesi in cui il Vesuvio si svegliasse. Che devo dire? Dovrei essere contento per la sfiducia a Uliano? No, al contrario. Sono profondamente deluso. Anche perché si è perso tempo. Oggi, infatti, si è solo scoperto l’uovo di Colombo”. 

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