Nessuna violazione ed omissione di informazioni: la Soprintendenza di Pompei rispedisce al mittente le accuse dei sindacati che ieri hanno manifestato praticamente la loro protesta firmando un esposto denuncia contro il direttore Massimo Osanna.

Nella giornata del 26 gennaio c’è stata, infatti, un'assemblea dei lavoratori del parco archeologico di Pompei, nell'area degli Scavi archeologici, in cui erano presenti il segretario nazionale Confsal - Unsa Giuseppe Urbino e il coordinatore generale FLP BAC (Federazione Lavori Pubblici  - Beni Attività Culturali) Rinaldo Satolli, firmatari della denuncia. Un esposto partito dal fatto che, nonostante la riunione in corso, il parco archeologico è stato aperto al pubblico, determinando – secondo i sindacati - un rischio concreto per la tutela dell'intero parco archeologico e per la tutela dei lavoratori medesimi e dell'incolumità e sicurezza dei turisti.

La soprintendenza respinge l’accusa: “Le assemblee sindacali convocate – si legge nella nota - sono, come sempre, regolarmente autorizzate dalla Soprintendenza nel pieno rispetto dei diritti del lavoratore. Il sito è stato aperto con i 9 custodi non aderenti all’assemblea affiancati da alcuni funzionari in servizio che sono stati ridistribuiti per presidiare varchi e punti sensibili e assicurare i servizi minimi di custodia del sito. Il personale Ales, come da destinazione d’ufficio, ha invece presidiato gli edifici già a loro assegnati. In questa maniera e considerato il flusso estremamente ridotto di una mattina di gennaio, si è riusciti a garantire l’accesso ai visitatori e la sicurezza del sito”.

La soprintendenza risponde anche alla presunta mancata informazione ai turisti sui possibili disagi che potevano occorrere: “Già dal giorno prima – continua la nota - ci si è premurati di avvisare il pubblico  attraverso il sito web istituzionale e i punti informazione, circa la possibile e temporanea chiusura nelle ore di assemblea di alcuni edifici in custodia agli addetti della Soprintendenza. Tra queste la citata domus degli Amorini dorati, così come l’Antiquarium, la Casa del fauno, di Casca Longus, di Fabius Amandius, le Terme del Foro, il Macellum, le Terme Stabiane, il Lupanare, il Tempio di Iside e l’Anfiteatro”.

Ma c’è dell’altro, visto che la Soprintendenza “suggerisce” che potrebbe essere più auspicabile una richiesta di assemblea “da attuarsi nelle ore di chiusura al fine di evitare l’interdizione di domus e difficoltà ai turisti e in considerazione dell’impegno a garantire i diritti di tutte le categorie, lavoratori e turisti, qualsiasi polemica al riguardo appare assolutamente tendenziosa e strumentale”.

Il sito di Pompei ha registrato tra il 2015 e il 2016 la restituzione alla fruizione di ben 28 edifici a seguito dei relativi interventi di restauri. Tale traguardo è visto come “un grande successo perché  per quanto, come sempre chiaramente annunciato già in sede di inaugurazione, sia necessario far ruotare l’apertura di alcune domus per assicurarne la tutela e d evitare insistenti flussi in sole alcune di loro, viene ad oggi  garantita la più ampia scelta di visita che Pompei abbia mai avuto prima. Pertanto – questo l’affondo della Soprintendenza - l’accusata mancanza di dialogo è inammissibile quando voglia significare l’accettazione univoca delle condizioni poste dai sindacati, ponendo in secondo piano le esigenze dei turisti; e ancor più sterile è l’accusa di poca presenza del Direttore Generale Osanna a Pompei che, oltre ad essere continuamente in supervisione sui cantieri del sito, si avvale di funzionari e uffici amministrativi a pieno supporto di tutte le attività, anche quelle sindacali”.


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