“I Femminicidi che hanno sconvolto l’Italia - Tre passi nella cronaca per suscitare un sussulto nelle coscienze” edito da Newton Compton Editori è il libro  presentato dall’autore Bruno De Stefano nella sede di Libera Portici e rappresenta il lavoro di una lunga raccolta di numerosi casi che si sono verificati anche in tempi recenti sul tema ormai noto e impressionante del femminicidio.

Il libro di Bruno De Stefano anticipa e riassume anche in copertina in maniera chiara e determinata il filo conduttore  del pensiero informatore del lavoro “una scia che non si ferma e che è impossibile ignorare, un libro per ricordare le vittime e i casi più noti avvenuti nel nostro Paese”. De Stefano cita un centinaio di storie e per la realizzazione del volume ha accettato suggerimenti, si è confrontato, ha fatto domande e ha dato risposte, ha analizzato i casi, ha fatto ricerche, insomma un lavoro impegnativo che ha trovato aiuto nella sua professione di giornalista avendo lavorato per alcuni anni in diversi quotidiani.

La vera conclusione del lavoro che se ne trae è che il femminicidio è una piaga che non accenna a fermarsi, un cancro che non si riesce ad estirpare e che ha come vittime le donne, le ex, o i familiari, e una scia di sangue  che non manca di suscitare sgomento e rabbia al rinnovarsi troppo frequente dei casi. Descrive quindi gli eventi che hanno segnato l’opinione pubblica italiana soprattutto vedendoli sotto una luce diversa dal solito   e rilevando le zone d’ombra tralasciate dagli esiti processuali.

“Io sono un giornalista, il testimone di un fenomeno non un opinionista come spesso si esprimono i commentatori demandati ad affrontare il tema – ha spiegato De Stefano - talvolta resto infastidito dalle ragioni filosofiche che essi esprimono quasi navigando a vista quando si parla delle responsabilità in questi eventi assegnandoli prevalentemente al patriarcato, all’uomo orco  ritenuto il vero problema col rischio però di sparare sul problema sbagliato”.

Talvolta lo si fa spesso solo per una questione di comodità o di pigrizia intellettuale dato che sono tutti casi  diversi tra loro, e allora non si può limitarsi soltanto a una lettura scolastica degli eventi  evidenziando  prevalentemente che si tratti di patriarcato”.   

De Stefano, nella sua presentazione spiega che è fastidiosa l’idea che tutto si possa risolvere individuando l’uomo-mostro, il cattivo, che sono gli uomini che vanno educati ma bisognerebbe però aprire un sipario anche su ciò che potrebbero causare le donne con le loro paure di  rimanere sole, di non potersi fidare dello Stato, il timore per il futuro dei figli, pensieri che investono una serie di componenti e di temi per cui non si può affermare che la causa principale sia solo il patriarcato. 

C’è certamente anche il patriarcato quale causa, ma non nella maniera sconvolgente che si vuole osservare. Le motivazioni degli omicidi infatti spiega ancora l’autore, sono diverse, le vittime sono diverse. Si lascia sempre apparire lo stesso cliché il cattivo che uccide il buono e il cattivo è l’uomo il patriarcato. Degli eventi si fa una lettura sempre così facile che assicura tutti anche nella tragicità degli stessi.

Se ne deduce  dalla lettura che questo potrebbe diventare un fenomeno che non cesserà mai di finire anche se si tenta di mettere il dito nel buco della diga e la tragicità della situazione per l’autore  sta nella esistenza di un sottile filo di emulazione secondo cui si comincia a ritenere quasi normale fare certe cose ovvero uccidere è diventata quasi come una cosa che si può fare che fanno anche persone apparentemente insospettabili mentre prima si immaginava che l’assassino fosse sempre e solo un criminale incallito. 

Oggi ne fanno le spese soprattutto le donne e non si uccide solo per amore, molti omicidi attengono a percorsi diversi, vari e singolari spesso improvvisi, senza segnali premonitori, talvolta anche dopo le denunce, che pur essendo un segnale saggio e coraggioso spesso non è salvifico. E che dire delle varietà di ambienti in cui avvengono gli omicidi, in matrimoni consolidati, in unioni appena iniziate, in condizioni economiche di un certo tipo sociali, culturali, insomma un fenomeno esteso anche sul piano geografico, delle armi e tanto altro.        

“Io sono contro la lettura degli eventi basato solo sul   patriarcato perché lo stesso accoltellamento ripetuto più volte sulla stessa persona non significa più una questione di rivalsa dell’uomo che si sente padrone sulla donna  siamo invece  di fronte a soggetti che hanno problemi di natura psichiatrica e che hanno dentro di se una carica di violenza che non riesce a limitare  il gesto della coltellata, e non sono  spinti solo dalla vendetta ma  hanno  seri problemi psichiatrici  e che la loro debolezza non è stata intercettata in tempo” .                    

Nel libro inoltre sono narrate storie  sconvolgenti , tali da far dichiarare all’autore che  siamo in una società disumanizzata in cui accadono cose che possono definirsi di una brutalità sorprendente,  anche attraverso azioni pianificate, per cui ci si chiede dove stia andando questa società a causa del ricorso alla violenza così sistematico e facile . “Ecco perché io sono   contro le chiavi di lettura semplicistiche che portano a definire soluzioni che non sono efficaci.- spiega  De Stefano -  Probabilmente, fa sapere, i politici faranno nuove leggi , ma tutte sulla chiave di lettura del  patriarcato pur se così il bersaglio non verrà colpito.  Non bisogna fare una guerra ideologica.  Temo però  che su questo terreno si vada proprio verso questa lettura , semplicistica , facile,  non verso una analisi di quello che veramente  succede utile per noi e la società  “.

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