Portici, ancora “abbandonato” lo storico palazzo Amoretti
Dieci anni fa, l’Ente Repressione Frodi lo lasciava per una sede “dorata” a Napoli da quasi 30 mila euro al mese
29-07-2016 | di Claudio Di Giorgio
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Spegne la sua decima candelina la sede “dorata” della Repressione Frodi di Napoli. Era il 2006, quando l’importante ufficio del Ministero delle Politiche Agricole, che si occupa dei controlli agroalimentrari, trasferiva la sua storica sede dal settecentesco palazzo Amoretti di Portici alla nuova, moderna, struttura di Napoli in via Marina.
È così che la città della Reggia, dopo 50 anni, perdeva un altro pezzo dei suoi gioielli che costituivano il polo scientifico e della ricerca, assieme al CNR, all’Istituto Zooprofilattico e alla facoltà di Agraria. Il tutto avveniva grazie alla miopia politica degli amministratori locali del tempo che ne consentirono il trasferimento senza muovere un dito, impegnati come erano nei giochi politici delle elezioni amministrative. La nuova sede della “Repressione” se ne andava a Napoli al quinto piano di un elegante palazzo di vetro vista mare.
In quel tempo la “crisi” non mordeva ancora e la sede “dorata” e sovradimensionata, voluta dall’allora ispettore generale, Giovanni Lo Piparo, fu autorizzata dal ministero allo stratosferico canone di locazione di circa 30 mila euro al mese, a fronte dei 2330 euro pagati al comune di Portici. In barba alle varie spending review, la sede resta saldamente ancorata a Napoli e nessuno si preoccupa di ricercare nuovi siti di proprietà pubblica a costo zero, per risparmiare sulla elevata spesa di locazione.
Intanto, a Portici, in via Moretti, resta solo una targa a ricordare che in quel palazzo c’era “lo Stato”. La perdita dell’Ente ha causato danni all’amministrazione comunale porticese che ha perso un fitto, se pur modesto, e lo stop all’economia locale dell’indotto che contava sulla presenza di ben 50 funzionari e oltre 12 auto di servizio che non ci sono più. Due anni fa la sede dell’ex Repressione Frodi di Portici entrò nel programma elettorale del candidato a sindaco Nicola Marrone per un nuovo utilizzo sociale del grande fabbricato ma, come era prevedibile, tutto è rimasto lettera morta e l’antico palazzo settecentesco continua il suo naturale degrado.
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