“Ci hanno accusato di una scarsa trasparenza, hanno detto che i rifiugiati sono arrivati di nascosto quando in realtà tutti gli atti sono a disposizione di chiunque voglia leggerli sul sito del Comune”. Queste le parole dell'Assessore Fabrizia Guerra che insieme al Responsabile amministrativo della documentazione inerente al progetto Sprar, Pasquale Fusco, quest'oggi, ha fatto chiarezza su alcune problematiche poste dai cittadini. La tematica del nuovo incontro del progetto Assessorati Aperti è stata infatti la trasparenza negli atti e nei documenti del piano Sprar. Sprar è un progetto finanziato dal Ministero degli Interni che si occupa dei rifugiati politici e dei richiedenti asilo, al quale il Comune ha aderito ricevendo l'idoneità per ospitare un nucleo di immigrati. L'accoglienza della famiglia composta da sette persone nella dependance di Villa Fernandes ha scatenato non poche polemiche da parte di alcuni cittadini che hanno diffuso sui social foto dei “nuovi arrivati” (la maggior parte dei quali minorenni) esprimendo molte perplessità riguardo i costi e le scelte dell'amministrazione. “Le risorse destinate al progetto sono stanziate per l'80% dal Fondo Nazionale per le politiche e i servizi d'asilo istituito dal Ministero dell'Interno- spiega Pasquale Fusco - e per il restante 20% dall'Ente comunale nei costi di manutenzione della struttura destinata all'accoglienza”. Il contributo versato dal Comune è dunque in riferimento solo alla dependance e nient'altro. In merito “all'arrivo mascherato” dei rifugiati in città, Alessia Russo dell'associazione Arcipelago della Solidarietà dichiara: “I cinque bambini accolti hanno sofferto per una situazione quasi ai limiti dell'umanità, per questo motivo abbiamo preferito un arrivo silenzioso. Vogliamo prima creare un legame con la famiglia, inserirla nel contesto sociale di Portici e poi piano piano farli sentire a proprio agio. Entrare immediatamete nella loro casa significa violare la loro intimità, intimità che è già stata violata a livello fisico e psicologico per la situazione che hanno vissuto. Ho dovuto spiegare alla psicologa e all'assistente sociale che abbiamo trovato effettivamente delle problematiche sul territorio nell'accoglienza”. 

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