Marco Plutino, docente di Diritto Costituzionale presso l’Università di Cassino, Presidente del comitato Basta un Sì, si è confrontato in un dibattito aperto al pubblico sulla questione referendaria con Michele Della Morte, docente di Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi del Molise, comitato No al referendum. L’incontro è stato aperto dal segretario del partito democratico Amedeo Cortese, il quale ha ribadito l’esigenza di portare avanti “un’operazione di dialogo e confronto” aperta a tutti coloro che hanno il desiderio di comprendere le reali dinamiche messe in gioco in questo referendum.

“L’obiettivo della riforma costituzionale è quello di snellire l’architettura dei processi istituzionali consentendo all’Italia di procedere più velocemente- ha spiegato il docente Marco Plutino- grazie a questa riforma si completa il regionalismo, si viene a creare un vero sistema che prevende il taglio alle regioni, di quei poteri che non sono stati in grado di esercitare al meglio. Sul fronte del bicameralismo, dobbiamo rilevare la presenza di due doppioni: due camere che fanno le stesse identiche cose e che sono diventate, oggi, con la crisi del sistema partitico, un problema. In merito a ciò la riforma non crea alcuna disuguaglianza né il pericolo di autoritarismo e potenziamento dei poteri del Governo, anzi, rafforza la partecipazione dei cittadini alle scelte della comunità”. 

Sul fronte del No, Michele Della Morte ha parlato chiaramente di una “riforma folle” ricca di contraddizioni e per nulla progressista. “La follia principale del referendum è quella di chiedere ai cittadini di votare si o no su 47 articoli della Costituzione sintetizzando in poche righe la scelta di limitare l’autonomia di tutte le regioni e di stravolgere la Costituzione stessa- polemizza Della Morte-  con la riforma, il Governo diventa il dominus assoluto della situazione. Cambiare verso significa proprio rifiutare questa follia perché votare No non porterà ad una Brexit ma ad un ritorno alla Costituzione. Un senato composto da sindaci e consiglieri regionali che una volta alla settimana devono recarsi a Roma, non può funzionare, è la certifica di uno squilibrio di forze”. 

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