Sono infinite le storie del 1600 che provengono dagli scritti  in lingua napoletana e dalle idee degli autori del tempo , come quella delle 50 fiabe  contenute  nell’opera di Giambattista Basile  “ Cunto de li Cunti “, scritto nel 1634  fiore all’occhiello della letteratura napoletana. Esso  diviene  spunto per il libro scritto   dalla giornalista, appassionata viticultrice,  Manuela Piancastelli presentato al pubblico nella sede di Libera Portici in via Diaz  con  il  titolo “Napoli, Zuccaro  e Cannella  cibi e vini da favola  nel Cunto de li Cunti “.  

Ne hanno parlato con l’autrice l’ex sindaco di Ercolano  Luisa Bossa, Luigi Vicinanza presidente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Cives-Mav di Ercolano, Franco Sulignano e Leandro Limoccia Presidente di Libera Portici. 

Un libro, quello di  Piancastelli,  ricco di riferimenti storici  e  culturali che si intreccia   con  l’opera di  Giambattista Basile l’affascinante  raccolta di favole più antica e più artistica fra tutte quelle scritte in Italia e che rappresenta una delle  prime raccolte   testimone delle grandi possibilità espressive del dialetto napoletano. 

La Piancastelli con la sua ricerca dà una nuova lettura un po intrigante   dell’opera di Basile facendo  una analisi in chiave di storia dell’alimentazione , cercando all’interno del libro  di Basile tutti i riferimenti ai singoli cibi e al vino che le permettessero di contestualizzare quei cibi nello specifico quadro storico . Una  specie di affresco di quelle che erano le abitudini alimentari della Napoli del 600. Il libro diventa, attraverso l’esame dei  cibi, dei ricettari del tempo, del tipo di cucina, anche un ritratto  della Napoli gastronomica  spagnola  del 600 e conseguentemente anche  la ricostruzione della storia sociale attraverso l’alimentazione indicata  nel “Cunto” laddove Basile utilizza i cibi anche come simbolo di altro,  tra cui le passioni, l’erotismo, il comportamento degli esseri umani che passa  attraverso l’uso di alcuni cibi , nonché  come   simbolo dello scambio tra culture, gusti, ricette, usi alimentari, tradizioni che hanno reso unica la cucina napoletana.    

Insomma un libro molto ricco sotto molti profili , pieno si spunti . Un lavoro quello della Piancastelli molto utile  anche ad altri che  volessero  continuare ricerche  e a cui vengono fornite  utili chiavi di lettura.


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