Portici, l’agroecologia non è un sogno: analisi e prospettive del futuro agricolo
Nella sede di Libera la presentazione del libro di Gianfranco Nappi
21-02-2025 | di Claudio Di Giorgio
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L’agroecologia non è un sogno. Dall'analisi della situazione attuale alle prospettive futuro: svolta per il mondo agricolo. Nella sede di Libera Portici in Villa Fernandez il bene confiscato alla camorra, divenuta da tempo ormai anche luogo di approccio culturale è stato presentato il libro di Gianfranco Nappi “AGROECOLOGIA IL FUTURO DELL’AGRICOLTURA“ .
Presenti all’evento con l’autore Gianfranco Nappi, Leandro Limoccia Presidente del collegamento Campano contro le camorre, Gabriele Riccardi docente della Federico II di Napoli, Simona Buonaura giornalista.
Un’opera che intende presentare in maniera semplice ma di assoluto interesse un viaggio nella conoscenza del sistema attuale di produzione globale del cibo e delle sue alternative in combinazione con le risorse naturali, sociali e umane che ottimizzi l'uso di risorse naturali come suolo, aria, energia solare, acqua, utilizzando meno risorse esterne, riducendo i costi e gli impatti ambientali negativi e scaturisca dalle differenti esperienze sulla produzione agricola.
L’opera pone in rapporto tra loro l’esigenza della produzione di cibo nel mondo con l’estremismo e la gravità della crisi climatica che si vive procurata anche in gran parte oltre che dalle emissioni di gas serra nell’atmosfera anche dalla coltivazione intensiva della stessa terra e dagli allevamenti intensivi, il tutto condito dall’ossessione produttivistica e del mercato che contamina la natura e crea anche ingiustizie distributive e sociali tra le popolazioni con sfruttamento del lavoro.
Emerge che attualmente i meccanismi di produzione in agricoltura sono interessati prevalentemente alle quantità che si concretizzano attraverso l’industrializzazione forzata piuttosto che alla qualità dei prodotti agricoli con procedure che assicurano così maggiori profitti.
Dall’analisi di Gianfranco Nappi dunque scaturisce che ci può essere un’altra agricoltura, quella che concilia in modo nuovo la produzione del cibo con l’ecologia, e ciò potrà avvenire solo attraverso il passaggio dell’ agricoltura ormai industrializzata e chimicizzata alla agroecologia. Un cambiamento sostenibile del modello di produzione agricolo che indirizzi le scelte produttive e di ordinamento colturale all’adattamento delle risorse aziendali disponibili ai bisogni dei consumatori, in modo da poter escludere o ridurre al minimo il ricorso a fattori esterni, che sia fondato sulle proprie pratiche, e offra contemporaneamente una formidabile opportunità per recuperare e consolidare i saperi locali delle comunità rurali da cui ne consegue un rafforzamento identitario dei territori e la partecipazione degli agricoltori ai processi di sviluppo rurale.
Oggi infatti, spiega Nappi, milioni di contadini e di aziende agricole nel mondo hanno già adottato l’agroecologia dimostrando che è una possibilità che si può realizzare, acquisendo anche connotazioni politiche con relativi obiettivi di giustizia sociale ed economia.
Nappi spiega ancora che già un quinto dei suoli della stessa Italia hanno un destino segnato verso la desertificazione ovvero il degrado del suolo causato dall’uomo.
Questa stessa grave situazione si realizza in molte parti del mondo con riflessi sulla alimentazione e sicurezza alimentare ma anche a causa dell’aumento della popolazione specie nei paesi in via di sviluppo, e quelli più poveri che hanno anche un ritmo di crescita della popolazione superiore e quindi dove c’è necessità di produrre di più aumentando la pressione intensiva sui suoli che alla fine cessano la loro attività perché la terra perde irreversibilmente la capacità i sostenere la produzione agricola e forestale.
Si esce da queste condizioni solo con un cambiamento radicale nel solco di uno sviluppo umano globale partecipato e con una economia ecologica e decarbonizzata. Quindi l’intreccio di diversi fattori, incremento demografico ,desertificazione, produzione di cibo oggi richiedono una inversione di tendenza così come ben argomentato nel libro di Gianfranco Nappi.
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