Portici, Libera incontra i giornalisti della formazione
L'informazione per divulgare la cultura della legalità
10-11-2023 | di Claudio Di Giorgio
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La sede di Libera a Portici, presieduta da Leandro Limoccia, bene confiscato alla Camorra e luogo in cui la legalità va avanti nell’interesse della società civile, è diventata per un giorno aula di studio, di incontro, di testimonianze dirette e sede del Corso di Formazione per i giornalisti dell’Ordine della Campania presieduto dal Presidente Ottavio Lucarelli.
Un incontro per parlare del “Ruolo dei giornalisti e della cultura nella lotta alle mafie“, per divulgare quella cultura che aiuta a non spegnere i riflettori sul grave fenomeno delle mafie e per costruire il futuro della legalità. Perché la cultura della legalità possa diventare patrimonio comune c’è bisogno di raccontare la verità e “l’informazione dei giornalisti ha un ruolo fondamentale”. Al tavolo del parteur Leandro Limoccia Presidente di Libera Portici, Ottavio Lucarelli Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, Francesco De Rosa noto scrittore e giornalista, Biagio Chieriello Comandante della Polizia Municipale di Arzano, Simona Buonaura giornalista porticese, Francesco Bellofatto presidente della Commissione Cultura dell’Ordine dei Giornalisti della Campania.
Gli intervenuti hanno raccontato numerosi quanto interessanti episodi di gravi atti contro i colleghi giornalisti nell’ambito del loro lavoro perpetrati dalla violenza criminale della mafia che continuano a ripetersi, come ha affermato il Presidente Lucarelli. Minacce, violenze, insulti, impedimenti che restano un problema serio, per cui si comprende quanto sia necessario essere sempre a fianco dei colleghi specialmente quelli che non svolgono antimafia parolaia ma che sono impegnati in certi settori e non sempre possono lavorare serenamente perché minacciati, anche se forti della loro convinzione che fare il giornalista significa vivere qualsiasi esperienza anche la più pericolosa e che raccontare la verità è cosa molto seria, e quindi fare informazione è un mestiere delicatissimo.
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Francesco De Rosa scrittore e giornalista ha spiegato che avere contributi scritti in riviste da parte di tanti colleghi giornalisti, con idee di bellezza, empatia, amicizia tra le persone significa avere spesso antidoti che possono mettere all’angolo le mafie. Oggi tuttavia raccontare la mafia, la camorra, la ndrangheta è complicato per un cronista per un giornalista anche se protetto da una testata giornalistica con i suoi avvocati, e quando si vuole raccontare il malaffare che avanza diventa una cosa pericolosa ed è difficile andare a documentare i passaggi.
Ma non bisogna demordere, esorta ancora Francesco De Rosa. Con la capacità di penetrare i territori e col dovere deontologico di un giornalista si ha la testimonianza di chi si mette fare le cose per essere vicino alla gente. E Biagio Chiariello è proprio un uomo che con la divisa o senza divisa lavora per la gente e sta vicino alla gente. Numerosi i suoi racconti e le sue esperienze che lo hanno visto protagonista nella lotta al malaffare e alle mafie ma che, racconta, si è sempre ritrovato ad avere a che fare con la stampa corretta che opera con passione e con amore e che racconta bene i fatti specialmente quelli dei colletti bianchi.
Le mafie, hanno spiegato i relatori, hanno subito una profonda evoluzione e le minacce non sono più le intimidazioni classiche provenienti dalla politica, dai camorristi e gli imprenditori ma sono fatte da nuove figure che provengono dalla fusione di questi tre soggetti che “portano la cravatta”. Continuità e innovazione sono i profili innovativi forti e strutturati della nuova mafia che si inseriscono nella società con effetti patologici infiltrandosi nell’economia di mercato affossando lo sviluppo, svilendo la democrazia e scuotendo la coscienza e la morale delle persone oneste. Insomma è emerso dagli approfonditi interventi che bisogna portare la legalità sui territori, creare comunità consapevoli della necessità della lotta alla mafia ancora profondamente presente , come argine alla proliferazione della violenta ed efferata cultura delle organizzazioni criminali di stampo mafioso. Ciò è specialmente opera dell’uomo giornalista che diventa promotore di vita all’insegna della legalità e della giustizia.
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