Maglie rosse contro l’odio. Accolto l’appello di Don Luigi Ciotti contro “l'emorragia di umanità” che si sta consumando in questi giorni vicino alle coste del nostro Paese. Cittadini, associazioni, giovani ed anziani hanno indossato una maglia rossa, lo stesso colore utilizzato dai bambini migranti per farsi riconoscere dalle loro madri. Alla manifestazione hanno aderito i sindaci dei seguenti comuni: Portici, Torre Annunziata, San Giorgio a Cremano, San Giovanni a Piro, San Sebastiano al Vesuvio, come associazione il Collegamento campano contro le camorre G. Franciosi e Presidio Libera Portici Claudio Taglialatela e Teresa Buonocore come organizzatore dell'evento, insieme ai promotori Francesco Sulignano e Pina Sorrentino.

“Vogliamo contribuire a promuovere una grande mobilitazione nazionale contro l'indifferenza e l'emarginazione- dichiara Leandro Limoccia, presidente del Collegamento campano - vogliamo organizzare un incontro con i deputati italiani al Parlamento Europeo perché l'Europa non deve rinnegare la propria vocazione umanitaria. E' necessario valorizzare le differenze, favorire il rapporto tra il Nord ed il Sud del Mondo, avviare processi di disarmo e riduzione delle spese militari, combattere la tratta di esseri umani, l'immigrazione clandestina operata dalle criminalità organizzate. La nostra è una battaglia per difendere i diritti umani, per un nuovo umanesimo non violento basato sull'accoglienza”.

Presenti all'evento anche esponenti di differenti realtà politiche uniti questa volta da uno stesso colore: il rosso. La manifestazione promossa da Libera non ha infatti colori politici né assume le forme di una protesta contro qualcuno o un'ideologia politica, ma si pone l'obiettivo di lottare contro la politica dell'odio che uccide, discrimina e mistifica la verità.  Ed è così che nascono le bufale dei 35 euro al giorno che finiscono nelle tasche dei migranti, dei bambolotti gettati in mare come se fosse una simulazione.

Di fake news e delle ragioni delle odissee dei migranti ha parlato Roger Adjicoude, responsabile di Aria presso la diocesi di Aversa e referente dei corridoi umanitari Caritas: “Nessuno mette i propri figli sulla barca se l'acqua non è più sicura della terra. Abbiamo perso la capacità di indignarci davanti ai barconi, davanti alle immagini di bambini che hanno perso la vita, ed è grave, dobbiamo muoverci e svegliarci. I giovani devono cercare di uscire dal conformismo e ricercare la verità, ciò che c'è dietro alle parole ed ai fatti. L'Europa ha delle responsabilità chiare: non è giusto che il cotone, il caffè che produciamo in Africa può viaggiare liberamente e noi no”.

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