Portici. Raccolta firme per scongiurare la chiusura dei Salesiani
Domenica scorsa banchetti per la raccolta firme all'esterno della Chiesa dei Sacri Cuori di Gesù e Maria
11-04-2018 | di Claudio Di Giorgio

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Banchetti per la raccolta firme dei fedeli sono comparsi domenica nel piazzale antistante l’entrata della Chiesa dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Centinaia le persone hanno apposto la loro firma alla petizione che sarà presentata al Rettore Generale della Casa Salesiana di Roma con la richiesta di mantenere ancora la struttura sul territorio.
Dopo le contestazioni, anche tumultuose, dei fedeli in occasione della visita di qualche giorno fa a Portici dell’Ispettore Salesiano Don Angelo Santorsola incaricato di confermare la chiusura della casa Salesiana, scende in campo la “Comunità Pensante” e comincia con la raccolta firme.
L’iniziativa di uomini e donne, di cooperatori, ex allievi, dell’ADMA e di tanti che hanno vissuto per anni la struttura salesiana, ha lo scopo di far pervenire al Rettor Maggiore di Roma, capo della Congregazione Salesiana, e ai massimi livelli l’appello affinché venga scongiurata la chiusura della casa Salesiana.
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Avanza dunque una nuova proposta con cui si intende chiedere un’ultima possibilità per mantenere la “casa”. Vagliare assieme un nuovo modo di essere presenti come congregazione salesiana sapendo di poter contare su tanti laici che sono cresciuti e si sono formati alla scuola di Don Bosco e che scenderebbero in campo con la loro competenza in tutti i campi civili sociali tecnici umani e ecclesiali.
“Forse è giunto il momento di fare un passo in più dando ai laici una nuova forma di protagonismo – Fa sapere un attivista laico della comunità Ciro Maucione. Noi siamo pronti alla massima disponibilità per dare una mano, per vedere quale nuova forma di presenza la congregazione può esprimere in questo momento. I laici potrebbero assumere un ruolo diverso nella Chiesa perché i consacrati sono in diminuzione e da soli non ce la possono fare a gestire tutte le opere che hanno. Va reinventato un nuovo modo di essere pastori sul territorio altrimenti l’unica strada da qui a pochi anni sarà quella di chiudere la maggior parte delle opere in cui si è presenti. Non può essere questa la soluzione”.
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