Tanti giovani, studenti e bambini hanno riempito il parco antistante Villa Fernandes a Portici, bene confiscato alle mafie che durante gli anni è diventato simbolo di legalità e di rinascita cittadina.

La giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti della mafia è iniziata nella sua sesta edizione con l'usuale elenco di tutte le vittime innocenti delle organizzazioni criminali, si tratta di quasi mille nomi che ogni anno pesano sempre più sulle coscienze dei cittadini e dello stato. Dopo la lettura gli studenti delle scuole del territorio porticese si sono esibiti in performance artistiche, canti, balli e poesie per ricordare l'impegno costante contro la lotta alle mafie che viene coltivato anche negli istituti scolastici dagli insegnanti fino ai bambini.

Alla manifestazione hanno partecipato Leandro Limoccia, Presidente del collegamento campano contro le camorre e referente del presidio Libera Portici, i genitori di Claudio Taglialatela, il nipote di Mariano Bottari, il sindaco del comune di Portici Vincenzo Cuomo e il referente provinciale di Libera Antonio D'Amore.

Particolarmente commoventi sono state le testimonianze dei familiari delle vittime innocenti Claudio Taglialatela, Pasquale Mandato e Mariano Bottari. “Claudio era un ragazzo come voi, voleva vivere”, racconta Maria Nigro, mamma del ventiduenne di portici ucciso dalla camorra a Napoli per cause ancora sconosciute, probabilmente ancora uno scambio di persona. “Era uno studente universitario - continua – ma voleva diventare un carabiniere, mi diceva che sentiva un profondo senso di giustizia, ma io ho sempre guardato con angoscia la pistola. E' stato sparato ingiustamente nel 2003 da un killer, da un infame, mentre stava aspettando un amico in macchina. Non si è mai saputo perché mio sia stato ucciso, forse uno scambio di persona, forse aveva visto qualcosa che non doveva vedere. Il suo assassino in carcere poco dopo fu trovato impiccato”.

A raccontare la tragica vicenda dell'ennesima morte ingiusta, un omicidio consumatosi proprio sul territorio di Portici nel 2014, è il nipote della vittima Mariano Bottari. “Mio nonno perse la vita a causa di uno scambio di persona durante una rapina mentre stava facendo semplicemente la spesa- spiega Ciro Iacone, continua- Mi sono chiesto in che modo posso trasformare tutta questa rabbia per non dare soddisfazione alla camorra e così ho deciso di fondare un'associazione e una borsa di studio Nonno Mariano. Ho trovato la forza di diventare un testimone, e chiedo a tutti voi di trovare la forza per diventare testimoni di cambiamento e di legalità. Dobbiamo essere la testimonianza che la camorra non sa fare bene il suo lavoro e non deve farlo”.

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