“Quando ero Procuratore a Torre Annunziata, pensavo che Pompei era un gioiello di famiglia da custodire. Con il crollo della Schola Armaturarum ho scoperto che non era così”. L’intervista con il Presidente Marmo inizia molto lentamente, già dall’appuntamento che ci siamo dati: le 11,30 al terzo piano di Palazzo De Fusco. La giornata uggiosa rende le stanze dell’ultimo piano del comune di Pompei ancora ‘più fredde’ del solito.

Il primo pensiero è sui fatti di cronaca di ieri che hanno interessato la città. Lo scandalo ‘Terra Santa’, per il quale ci sono 17 indagati di cui 9 raggiunti da ordinanze di custodia, ha sconvolto nuovamente la vita politica cittadina: tra i nomi, infatti, c’è quello dell’ex sindaco Claudio D’Alessio, l’ex presidente del consiglio comunale Ciro Serrapica e il consigliere Attilio Malafronte, oggi all’opposizione.

“Non commento – mi dice il Presidente Marmo – È una vicenda relativa ad un processo ancora in corso. Mi piacerebbe parlare dell’Osservatorio”.

Non posso fare a meno di chiederle – gli dico – della vicenda legata al suo ruolo di assessore.

“Antonio mi prenderesti quella lettera che ci arrivò? – chiede Marmo rivolgendosi al suo collaboratore – Guardi questa lettera – mi dice - datata il 7 luglio dell’anno scorso. Mittente Enzo Tortora. Il contenuto è un foglio bianco sporco di sterco. Non è un modo per offendere la memoria dei defunti?”.

Mi dice questo particolare perché, per la nomina di assessore di Pompei, l’Italia intera si sconvolse, ricordando l’episodio relativo al ‘Caso Tortora’. “Non è l’unica cosa che ho fatto nella mia vita, non è la prima nomina che ho ricevuto. Quando sono stato deisignato come Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata nessuno si è ricordato di quel processo”.

Ma non è la sola coincidenza, a quanto pare. È stato rimosso dall’incarico subito dopo la segnalazione di un cosiddetto ‘chiammista’. Come interpretarla questa?

“Sembrerà strano ma è una coincidenza. Il sindaco di Pompei, subito dopo l’elezione, mi fece contattare dicendo che voleva designarmi presidente di un organismo di garanzia sulla città. Non ne avevo voglia. Di notte ci pensai ed il mattino dopo dissi di si. Dato che il sindaco voleva iniziare con la squadra al completo, ma questa sua fretta si scontrava con i tempi lunghi dell’osservatorio, mi nominò assessore. Ho provato anche a chiedere di non ricevere la retribuzione per l’incarico, ma dagli uffici mi fu detto che non era possibile. Per questo l’ho donata in beneficenza”.

Invece con l’Osservatorio com’è continuata?

“Scoprimmo che in realtà già era stato costituito dalla precedente amministrazione ma mai messo in funzione. Tutti quelli che erano stati nominati per farvi parte nemmeno lo sapevano. Ho ripreso l’ordinanza, l’abbiamo aggiornata eliminando, per esempio, il rappresentante della Provincia, ed ho convocato tutti coloro presenti sulla lista. Mi hanno risposto tutti ma Polizia, Carabinieri ed il Soprintendente non hanno, poi, presentato la documentazione prevista dall’ordinanza”.

Quali sono i compiti che ha l’Osservatorio?

“Non ha poteri d’intervento ma può recuperare informazioni per chiarire eventuali situazioni illegali. Facciamo attività di monitoraggio che non significa fornire una vetrina per chi cerca visibilità. L’auspicio è riuscire a far capire a tutte le persone che bisogna indignarsi e denunciare alle autorità tutte le situazioni illegali”.

Tutti i giorni, però, per le strade di Pompei ci sono situazioni illegali o almeno strane. Il fenomeno della prostituzione, per esempio, non si riesce neppure ad emarginare. C’è la sensazione che ci sia una lobby di potere che vuole conservare lo status quo in città.

“In effetti, eccetto il presidente del consiglio ed il saluto del sindaco, l’assenza dei politici alla presentazione dell’Osservatorio mi hanno lasciato perplesso. Evidentemente non tutti sono contenti di questo nuovo organismo. Per l’esempio che mi ha detto, so che le prostitute se ne fregano dei fogli di via. Quello che interessa loro è solo il cliente. Avevo pensato che l’unica soluzione è una pattuglia nei posti sensibili, in modo da dissuadere il fenomeno, facendo a turno tra le forze dell’ordine”.

Presidente, per il suo legame con Torre, non posso fare a meno di chiederle un’ultima cosa: la vicenda relativa a Palazzo Fienga. Anche su questo caso, più voci hanno fatto notare la strana coincidenza tra gli ultimi arresti eccellenti, quelli di Aldo e di Valentino e le ultime 2 ordinanze di fratto che hanno seguito le catture. C’era, forse, bisogno di azzerare la cupola e poi procedere allo sgombero?

“I Procuratori non hanno competenza su questi casi, sui quali lavora la DDA. In ogni caso non credo che lo sfratto sia collegato alla cattura dei capi dell’organizzazione ma a tutta una serie di problemi”.

Quando sto per alzarmi, dopo quasi 2 ore, mi richiama e dice: “Il 27 alle 19 abbiamo organizzato la proiezione di ‘Largo Baracche’ alla parrocchia del Santissimo Salvatore. Il regista, Gaetano Di Vaio, si è fatto più di 10 anni a Poggioreale ma poi ha cambiato vita. Mi piacerebbe che ci venissi”.

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