Penso che il Pd non ha fatto assolutamente una bella figura. Ha raggiunto un risultato basso, considerando il loro peso nell’amministrazione comunale. Per me può significare solo che la città non li vuole”. Non usa mezze parole il consigliere di Torre Annunziata, Lello Di Donna, del Nuovo Psi, nel commentare le primarie fatte dal centrosinistra per la scelta del candidato sindaco della coalizione. Il voto ha premiato il Democratico Vincenzo Ascione su Carmine Alfano, sostenuto dai partiti di centro: 2097 preferenze il primo, 2042 il secondo. Uno scarto di appena 55 voti.

È la foto che emerge dai dati ufficiali diramati dal comitato per le primarie che ha convalidato la vittoria dell’esponente Dem. Un flusso ininterrotto di persone ha caratterizzato l’ultima domenica di febbraio, quando si sono recate alle urne 4.171 elettori oplontini su 33.082 aventi diritto: oltre il 12 per cento. Una giornata criticata dal resto dei partiti che dovrebbero scendere in campo alle prossime amministrative proprio contro il neo leader del centrosinistra. “Ora tutto è chiaro. Non resta che scegliere tra chi dice di essere la continuità di quest'amministrazione e del suo malgoverno e chi, come noi, vuole cambiare davvero tutto, liberando Torre da questa zavorra”. Ha commentato l’esponente di DemA e candidato sindaco della sinistra, l’avvocato Pierpaolo Telese.

Il referente cittadino di Sinistra Italiana, Massimo Napolitano, invece, ha apprezzato “la partecipazione democratica dei cittadini”, ma allo stesso tempo dubita proprio del numero elevato: “Chissà quali giochi ci sono dietro”. Dice, chiedendosi: “Quanti voti sono quelli spinti da Alfieri e company?” Quindi sentenzia: “Per come si stanno svolgendo negli ultimi anni le primarie, quasi c’è da rimpiangere quando a decidere il sindaco erano i partiti”.

Da facebook arriva, inoltre, il lungo commento di una parte dei grillini, quelli del Meetup 5 Stelle, secondo i quali “un candidato come Ascione fa comodo a tutti, anche a quelli che si presentano come i rivali-nemici. Questo è dimostrato anche dal fatto che i tre pezzi da novanta del Pd campano – Cozzolino, Casillo e Topo – hanno messo da parte le loro rivalità sostenendolo”. Secondo i pentastellati, insomma, per continuità bisogna intendere “subire ancora i soprusi della Gori, le bollette pazze, i continui aumenti della Soget, mense che non partono, la fuga degli uffici e dei servizi al cittadino, il dissesto del bilancio e – concludono – le bombe ecologiche presenti sul territorio e un probabile inceneritore”.


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