TORRE ANNUNZIATA. Tornerà anche lei, Donna Gemma Donnarumma (62 anni, in carcere a Vigevano), la “first-lady” della camorra Vesuviana e moglie del super boss Valentino Gionta, dinanzi ai giudici della V sezione penale della Corte d’Appello di Napoli. Per 25 esponenti del clan camorristico di via Bertone, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, droga, armi, tentato omicidio ed estorsioni, dopo l’annullamento in Cassazione di parte delle maxi-condanne del 2013 (800 gli anni di carcere inflitti in totale), c’è infatti da riscrivere l’ultimo atto di “Alta Marea”: il blitz che nel 2008 decimò la “mala” di Torre Annunziata, con l’esecuzione di 88 ordinanze di custodia firmate dalla DDA partenopea.

IL PROCESSO. Alla sbarra il prossimo 12 gennaio, anche Donna Gemma cercherà lo “sconto” per i 12 anni già incassati in secondo grado. La “first-lady” il 6 marzo scorso ottenne dalla Suprema Corte l’annullamento solo della pena relativa al nascondiglio in casa propria, nella roccaforte ora sgomberata di via Bertone, di un immenso carico di droga. Oltre 62 i chili di hashish che la moglie di Don Valentino – secondo gli esiti dell’inchiesta - provò a tenere al sicuro nel 2008 tra le 4 mura dell’ex covo di camorra. Carico da far viaggiare a bordo di un tir: il camionista avrebbe dovuto gettar via il suo vecchio cellulare, dotandosi di un nuovo numero "non riconducibile a nessuno dell’associazione".

IL PROFILO. Donna da sempre descritta come “scaltra” e “prudente”, capace di incutere soggezione e rispetto negli affiliati, ma soprattutto di orientare con raffinate strategie criminali l’azione dei suoi figli: Pasquale “o’ chiatto” ed Aldo, il “ras poeta”. Mai una parola di troppo o detta fuori posto. Questa – secondo gli inquirenti – era Donna Gemma. Tutti si rivolgevano alla “first-lady” per ottenere il suo autorevole parere: dalla importazione dei carichi di droga da 170mila euro al giorno ai progetti per il futuro del clan, cercando di evitarne la disgregazione dopo i 4 morti per le strade di Torre Annunziata che tra il 2006 e il 2007, a partire dalla spietata esecuzione di Natale Scarpa, riaccesero la sanguinosa faida di camorra tra i vicoli del centro storico.

L’ARRESTO. Donna Gemma Donnarumma fu acciuffata all’alba del 5 novembre 2008: la lunga notte insonne del clan Gionta. La “first-lady” si arrese in via Bertone a due poliziotti, un uomo e una donna, che sotto braccio la accompagnarono in un’auto civetta parcheggiata al buio ancora pesto del "Quadrilatero Carceri". La moglie di Don Valentino ebbe un lieve malore, poi si riprese e scese le scale. Era vestita di nero, il colore del lutto.  

 

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