Pierluigi Savarese visualizzò le immagini dell’omicidio di Maurizio Cerrato la sera del 19 aprile 2021, ma non mosse un dito. E’ quanto emerso nel corso del secondo filone processuale sulla morte del 61enne, ucciso per un parcheggio in via IV Novembre a Torre Annunziata.

Oggi si è tenuta una nuova udienza dinanzi al giudice Riccardo Sena alla pm Giuliana Moccia. Imputati Rosa e Giorgio Scaramella per violenza privata e per favoreggiamento i fratelli Alessandro e Pierluigi Savarese, proprietari del Max Garage, e Marco Salvi, ex datore di lavoro di Maria Adriana Cerrato.

A essere ascoltati tre testi di polizia giudiziaria: il tenente Sebastiano Somma, il maresciallo Nicola Selvo e l’ingegner Carmine Testa.

IL PERITO. Le parole più interessanti sono giunte dal perito incaricato dalla Procura di Torre Annunziata di disporre dei controlli su vari telefoni cellulari. In particolar modo l’attenzione della pubblica accusa si è focalizzata su quelli dei ‘parcheggiatori omertosi’. Secondo gli inquirenti entrambi cancellarono le immagini del delitto su pressioni di Giorgio Scaramella.

“Sul cellulare di Pierluigi l’app del circuito di video sorveglianza era ancora installata, mentre su quella di Alessandro c’era una traccia, ma non era più presente, quindi l’aveva eliminata”. Ha affermato Testa.

A domanda secca della pm Moccia il perito ha poi risposto. “Pierluigi aveva visto le immagini del delitto sul telefono, perché ne abbiamo trovato traccia nella cache. Poi grazie all’utilizzo di un software siamo riusciti a mettere in fila tutti i frame e siamo riusciti a ricostruire le varie fasi dell’omicidio. Se ha cancellato le immagini? Non lo so, ma di sicuro le ha visualizzate”.

GLI ALTRI TESTE. In precedenza avevano conferito in primis il tenente Sebastiano Somma, che così come in Corte d’Assise ha parlato delle attività di indagine successiva al delitto in via IV Novembre. Infine Nicola Selvo ha parlato delle figure di Antonio Venditto, individuato all’inizio come la quarta belve e arrestato per poi essere scagionato pienamente, e di Francesco Cirillo, papà del killer Antonio e unico ai domiciliari. “Grazie al Dvr del bar Macao riuscimmo a individuare il Venditto, che non poteva aver partecipato alla spedizione che portò alla morte di Cerrato. Infine sia le immagini che le dichiarazioni dei fratelli Savarese ci permisero di collocare Francesco Cirillo sul luogo del misfatto”.

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