“A nascondere il coltello usato per uccidere Maurizio Cerrato è stata la compagna di Antonio Cirillo”. Una nuova versione dei fatti che smentirebbe quella emersa nelle intercettazioni per ricostruire la morte dell’ex custode degli scavi di Pompei. Presso la Corte d’Assise di Napoli, dinanzi al giudice Cristiano e al pm Moccia sono sfilate le quattro belve, i fratelli Scaramella, Francesco e Antonio Cirillo, i quattro imputati nel processo per assicurare alla giustizia i responsabili della morte di Cerrato.

LE PAROLE DI GIORGIO SCARAMELLA. E’ stato il primo a parlare, collegato in videoconferenza dal carcere in cui si trova. Ha riferito di numerose offese che Maria Adriana Cerrato avrebbe pronunciato verso di lui, dopo aver notato che le ruote dell'auto erano state bucate. “Poi quando è venuto, ho lanciato addosso a Maurizio il compressore, ma lui mi ha aggredito rompendomi testa, occhiali e denti – ha spiegato -. Poi si offrì di aiutarmi, ma io rifiutai perché ero furioso”. Un racconto che poi si fa ricco di contorni sfumati e poco nitidi, fino all’incongruenza trovata dal pm.

LA NUOVA VERSIONE. “Il coltello lo ha nascosto la compagna di Cirillo”, ha spiegato Giorgio Scaramella in aula. Una frase che ha innescato la reazione di Antonio Cirillo, collegato anche lui in videoconferenza. Nel corso della sua deposizione si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha reso una dichiarazione spontanea: “Chiedo scusa alla famiglia Cerrato e a tutti quelli coinvolti, ma Giorgio Scaramella non deve permettersi di dire che la mia compagna ha nascosto il coltello”.

L’INCONGRUENZA. Un’affermazione in contraddizione con quanto emerso dalle indagini. Nel corso di un’intercettazione ambientale avvenuta in carcere proprio tra Giorgio Scaramella e Antonio Venditto (arrestato e poi scarcerato dopo alcune settimane per uno scambio di persona, ndr), è emersa la preoccupazione di quest’ultimo per essere finito in carcere ingiustamente e delle conseguenze che potevano derivare dalla sua permanenza in carcere. Antonio Venditto era preoccupato per ciò che poteva dire Antonio Cirillo, alias “Denti Gialli”. Scaramella gli riferì di essere egli stesso in possesso dell’arma del delitto, peraltro mai più ritrovata. “Gli ho detto una bugia perché l’ambiente a Poggioreale era particolare e volevo tranquillizzarlo”.

LE PAROLE DI DOMENICO SCARAMELLA. “Sono arrivato lì da solo, mi sono fatto lasciare a poca distanza dal luogo per salire prima a casa per chiedere a mia madre cosa stesse accadendo”. Così ha esordito Domenico, il fratello di Giorgio Scaramella, accorso sul posto dopo la prima aggressione. Una versione che stride con quanto raccolto in fase di indagine, secondo cui Domenico, insieme a Francesco e Antonio Cirillo, arrivarono insieme sul posto. “Con Cerrato ho avuto una breve colluttazione, poi non so cos’è successo - ha proseguito -. Ricordo che nella mischia vidi Cerrato accasciarsi a terra e ho pensato avesse avuto un infarto”. Poi, sull’arma del delitto è emerso un nuovo particolare: “Mia figlia mi ha detto di aver visto Antonio Cirillo comprare un coltello presso un centro commerciale qui vicino, usando la carta ricaricabile della compagna”.  


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