Un film dell’orrore. E’ stata definita così quell’ora maledetta nella quale morì Maurizio Cerrato. Al Tribunale di Torre Annunziata si è svolta questa mattina la prima udienza sul secondo filone processuale riguardante l’omicidio del custode degli scavi di Pompei, ucciso da quattro belve in via IV Novembre per un parcheggio. Dinanzi al giudice Riccardo Sena e alla pm Giuliana Moccia c’era ancora una volta la primogenita del 61enne, che ha raccontato la tragedia che le ha sconvolto la vita. Imputati nel procedimento Rosa e Giorgio Scaramella (accusato anche dell’omicidio) per violenza privata, i fratelli Savarese, proprietari del Max Garage accusati di aver cancellato su pressioni dello stesso Scaramella il video del delitto, e Marco Salvi, ex datore di lavoro di Maria Adriana, per favoreggiamento.

IL RACCONTO. Frame dopo frame, così come accaduto un paio di mesi fa in Corte d’Assise, la ventiduenne figlia della vittima, assistita dall'avvocato di parte civile Giovanni Verdoliva, ha risposto alle domande del pubblico ministero. Alle 19,17 Maurizio Cerrato comincia a cambiare la ruota dell’auto squarciata da Scaramella, dopo che la primogenita della vittima aveva spostato la sedia che occupava indebitamente un posto auto. La situazione comincia a degenerare intorno alle 19,32. Maria Adriana parla dell’aggressione subita da Rosa Scaramella. “Scene da film dell’orrore, non avevo mai visto cose del genere. Cominciò a picchiarmi e mi difesi come potevo. La sorella di Giorgio, intento in quel momento in una colluttazione con mio padre, mi colpì ripetutamente al volto e alle gambe. Tanto che i giorni successivi a stento riuscivo a muovermi dal letto. I colpi sono stati talmente gravi che ho dovuto ricorrere all’operazione del setto nasale. Un intervento del qual porto ancora i segni”.

Maria Adriana evidenzia i vari tentativi di aggressione da parte di Giorgio Scaramella, nella sua furia violenta. “Mi ha rivolto frasi vergognose in più occasioni. Offese che mi hanno messo in soggezione”.

Alle 19,34 la lite degenera e si rompono gli occhiali di una delle belve. Maurizio Cerrato si offre anche di ricomprarli, trovando anche l’accordo con Rosa Scaramella. Ma tutto ciò non bastò. “Prese a schiaffi perfino la sorella dicendole di starsi zitta –ha aggiunto la teste- E di non voler chiudere lì la vicenda. Anzi disse che avrebbe chiamato il fratello, il cognato e il genero. Cosa che purtroppo poi avvenne. Noi, malgrado fossimo stati aggrediti chiedemmo anche scusa, ma non ci fu verso”. Sul posto sempre presenti sia i fratelli Savarese, che Marco Salvi. Quest’ultimo si era anche messo alla ricerca della lente di Giorgio Scaramella che non si trovava.

Alle 19,55 la sorella della belva sale sull’auto di Maria Adriana, con Maurizio Cerrato subito di fianco, per andare a ricomprare gli occhiali. Purtroppo, però, un minuto dopo sopraggiunsero le belve. E la storia è ben nota. “Mio padre, accortosi del pericolo imminente, mi disse Adriana sali in auto e scappa. Tentò di parlare con Domenico Scaramella, ma lui lo afferrò con un braccio e fu accerchiato dagli altri. Poco dopo si è accasciato al suolo. Io e Marco Salvi l’abbiamo caricato in auto portandolo prima all’ospedale di Boscotrecase e poi a Castellammare. Ma non c’era più nulla da fare”.

Poi c’è stato il controesame da parte delle difese. Si è registrato qualche attimo di tensione tra la teste e l’avvocato Antonio Di Martino, difensore degli Scaramella. Poi è stata programmata la prossima udienza al 3 novembre.

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