“Non è una vittima. Adolfo Greco è un imprenditore amico dei clan”. Non ha usato mezzi termini il sostituto procuratore della Dda Giuseppe Cimmarotta. Chiesti 12 anni di carcere per l’imprenditore di Castellammare, accusato di intrattenere rapporti criminali con i clan stabiesi e dei Monti Lattari.

"Anche la donna al vertice dei D'Alessandro va da Greco. Teresa Martone, donna a capo del clan, si presenta da lui in segno di rispetto" ricorda l'accusa. In una requisitoria, durata cinque ore, descrive un imprenditore che interviene sempre per favorire i boss e parla da pari con i capi delle cosche tra Castellammare e i Lattari.

Nella sua ricostruzione in aula a Torre Annunziata il pm ha chiesto anche nove anni per Michele e Raffaele Carolei, fratelli del boss Paolo e coinvolti in una estorsione diretta al cognato di Greco a cui è stato imposto di assumere Domenico Carolei, solo perché parente di camorristi. Ma per la voce della Dda in aula la storia si sarebbe ripetuta uguale anche per l'estorsione all'imprenditore Imperati, portata a termine dagli Afeltra e negli altri episodi che raccontano incontri con i capi dei clan.

Quindici gli anni che, invece, Cimmarotta ha chiesto per Luigi di Martino, il reggente del clan Cesarano. Dieci gli anni per Attilio di Somma per il coinvolgimento nell'attentato al supermercato 365. È Greco, però, il protagonista della sua arringa. L'imprenditore di Castellammare che convoca nella sua azienda "boss sanguinari", da' consigli e fa la lezione ai capi clan.

"Diceva Cutolo che le persone devono avere il piacere di pagare. Non si fa così" dice Greco in una intercettazione ricordata oggi in aula dal sostituto procuratore. "Ci ha voluto raccontare che aveva paura, ma chi è terrorizzato non si comporta come lui" dice il pm nella sua arringa.

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