Estorsioni da parte dei Di Martino a danno di Adolfo Greco e richieste di assunzioni da fare assolutamente, “altrimenti quelli ti rompono la testa”.

Tra le intercettazioni telefoniche discusse in aula nell’ambito del processo Olimpo c’è anche quella intercorsa tra Adolfo Greco e un suo collaboratore, il nipote Giovanni Longobardi. Tutto questo, oltre a una lettera di “Pupetta” Maresca presente tra i documenti trovati a casa di Adolfo Greco, sono stati gli elementi di maggior spunto nell’udienza di martedì 10 dicembre.

Si è discusso su quanto fu ritrovato a casa dell’imprenditore di Castellammare di Stabia il 5 dicembre 2018, giorno in cui la Squadra Mobile di Napoli diede esecuzione alla misura cautelare nei confronti – tra gli altri – di Adolfo Greco nell’ambito dell’inchiesta sui clan di camorra stabiesi guidata dal pm Giuseppe Cimmarotta e coordinata dal procuratore antimafia, il vicario Giuseppe Borrelli.

Le indagini, coordinate dalla Dda, riguardano una serie di delitti contro il patrimonio (estorsioni), la persona (violenza privata) e l'ordine pubblico (violazioni in materia di armi ed esplosivi), aggravati dal metodo e/o dalla finalità mafiosa, negli anni 2013-2016 ai danni di imprenditori, esercenti commerciali e professionisti a Castellamare di Stabia, Pompei, Gragnano, Pimonte ed Agerola.

LA LETTERA. Quel giorno a casa di Greco, oltre ai 2,5 milioni di euro ritrovati in un’intercapedine, sono stati sequestrati anche delle agendine, telefoni cellulari e tra vari documenti scritti a mano, anche una lettera di Assunta Maresca. Nella missiva c’era una richiesta per il figlio, che necessitava di trovare un lavoro. Una lettera che però non ha avuto alcun seguito.

LE ESTORSIONI. Nelle tre ore di udienza si è parlato di alcuni episodi estorsivi ricevuti da Greco da parte dei clan della zona, con l’ausilio di alcune intercettazioni ambientali e telefoniche discusse in aula con il Viceispettore del commissariato di Polizia di Castellammare di Stabia Mario Savarese. Depositati 6 hard disk in cui è stato raccolto tutto il materiale audio-video usato nelle indagini. Posti di lavoro al centro del dibattito: oltre alle richieste di “pupetta”, anche quelle di Domenico Carolei, nipote di Paolo; poi quella per la figlia di Vincenzo D’Apice presso una nota catena di negozi, famosa a Castellammare di Stabia. Non solo lavoro.

L’INCONTRO CON “O PROFETA”. Si è discusso anche dell’incontro che Adolfo Greco ha tenuto il 23 luglio 2014 alle 14.45 presso gli uffici della Centrale Italiana Latte, con Luigi Di Martino, conosciuto come “O profeta”, e Giovanni Cesarano. Fu qui che all’imprenditore venne richiesta una tangente suddivisa in “rate”, da pagare a Pasqua, a Ferragosto e a Natale. Tre tranche da 4mila euro ciascuna. Nell’incontro fu stabilita la data della prima consegna, il 9 agosto. A ritirarla, secondo quanto ricostruito dall’ispettore Savarese, fu Giovanni Cesarano, detto “Nicolino”: stabilirono quel giorno perché “Nicolino”, che aveva scontato circa 22 anni di carcere a Sulmona e all’epoca era in affidamento presso un’azienda di Scafati, poteva approfittare solo del weekend per gli spostamenti oltre la zona imposta dall’autorità giudiziaria. Cesarano, dopo l’incontro con Greco, venne pedinato e bloccato in via Ripuaria dalla polizia: nei controlli ai quali fu sottoposto vennero ritrovati 4mila euro nella tasca dello sportello anteriore lato passeggero, proprio dove sedeva Cesarano.

Un episodio che sembra avallare quanto sostenuto da tempo dagli avvocati difensori di Adolfo Greco, i quali hanno sostenuto a più riprese che “Greco non era il carnefice, bensì la vittima del sistema”.

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