"Greco è un fesso, non doveva avere a che fare con quelle persone".

A dirlo è stato in aula un noto imprenditore di Castellammare di Stabia. L’uomo ha parlato dinanzi al giudice nell’ambito del processo Olimpo, che vede alla sbarra anche Adolfo Greco.

"Mi consigliò di incontrare Luigi di Martino, di trovare un accordo. Assicurandomi che non avrei pagato" le parole del teste in aula. Sul tavolo della discussione la richiesta estorsiva del clan Cesarano. Soldi da versare a Luigi di Martino, detto ‘o Profeta, come dazio per un'operazione finanziaria da 30 milioni di euro. L'imprenditore ha subito, nel tempo, tre attentati. Due a Castellammare a distanza di due anni, uno in provincia di Avellino.

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Decide di parlare con l'uomo d'affari, a cui è legato anche da relazioni di lavoro, quando degli emissari di Luigi di Martino arrivano a bussare alla sua porta. Il teste inizia a raccontare delle visite dei Cesarano: "Emissari del clan, ragazzi che non conosco mi chiedevano un incontro con Luigi di Martino. Era chiaro che voleva soldi".

Da lì la decisione di un incontro: "Parlai di questa cosa con Adolfo Greco, con lui mi incontravo spesso. Gli confidavo tutto. Aveva più esperienza di me. Io non ho mai pagato i Cesarano. Mi disse incontra Luigi di Martino, tanto lo porti dove dici tu".

Il pm Cimmarotta gli ha chiesto perché proprio Greco: "Parlavo con lui perché era persona saggia. Gli dissi che Luigi di Martino mi faceva venire persone una continuazione a darmi fastidio".

Poi il 22 febbraio 2015 una bomba carta esplode nell'attività commerciale al centro di Castellammare. Spiega in aula la vittima: "Pensai fosse stato di Martino a fare esplodere la bomba e il 29 giugno 2015 ne parlai con Greco. Mi disse che era una cosa insopportabile".

Da qui la rottura con Greco, che da saggio diventa “fesso”, perché “non doveva avere a che fare con certe persone". Prossima udienza fissata al 14 luglio.

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