Torre Annunziata ed i proiettili ritrovati. Sembra essere la costante di quest’ultima settimana: dal ritrovamento di un’ogiva nella facciata esterna del 9° piano della palazzina in cui perse la vita Giuseppe Veropalumbo, la notte di capodanno di 10 anni fa, ad un altro proiettile ritrovato.

Stiamo parlando del ritrovamento del bossolo, inesploso, avvenuto nella serata mercoledì 31 gennaio presso l’Oratorio dei Salesiani di Torre Annunziata, in via Margherita di Savoia. Non una giornata qualunque per l’oratorio, alle prese con i festeggiamenti in onore di Don Giovanni Bosco. Quel giorno, infatti, centinaia di ragazzi erano presenti per giocare e fare attività ricreative. Qualcuno però ha pensato di portare con sé degli oggetti pericolosi, come quello ritrovato da un educatore al termine delle attività, un proiettile calibro 38.

Immediatamente allertate le Forze dell’Ordine che tuttora stanno procedendo nelle indagini per risalire al proprietario del bossolo. “Questo ritrovamento può significare tante cose – ha spiegato Don Antonio Carbone, parroco dei Salesiani – dal volersi liberare da una pistola con dei proiettili all’intimidazione”. L’ipotesi più plausibile, tuttora al vaglio dei Carabinieri, sembrerebbe essere quella che il proiettile sia scivolato involontariamente dalla tasca di qualche giubbino. L’ipotesi può trovare conferma nel fatto che proprio nel punto in cui è stato trovato il bossolo, vengono poggiati i giubbini dei ragazzi che giocano a pallavolo nel piazzale esterno dell’oratorio. Resta però quasi impossibile determinarne la provenienza: basti pensare che mediamente, su quel campo transitano quotidianamente circa 150 bambini, mentre proprio nel giorno stesso del ritrovamento, in concomitanza con i festeggiamenti di Don Bosco, l’afflusso di bambini è stato più che triplicato.

E tuttora non si sa se il bossolo provenga dalla casa di una persona che può detenere legalmente armi e munizioni o dall'abitazione di un malavitoso: è quello che cercheranno di scoprire i militari dell’Arma. “E’ qualcosa che non rasserena, anzi preoccupa molto” ha tuonato Carbone. “Abbiamo a che fare con ragazzi dai 6 ai 16 anni e, in linee generali, attorno a loro si sta sviluppando un’eccessiva familiarità con il male. Di conseguenza, è impressionante immaginare ragazzini che giocano con pistole di plastica o che addirittura diventi una cosa normale portare proiettili in un giubbino. Il problema – sottolinea - siamo sempre noi educatori. Se un ragazzo va in giro con un proiettile in un giubbino, è lecito sospettare che ci sia un tacito consenso di un genitore”.

Una sconfitta personale? Secondo don Antonio Carbone non esattamente, ma l’episodio del 31 gennaio può rappresentare uno stimolo per impegnarsi a fondo sul territorio. Una presa di coscienza che può spingere a scommettere sulla quotidianità educativa: “A volte basterebbe far funzionare scuole, far funzionare la famiglia. Sono proprio questi i punti da cui ripartire, senza fare una distinzione tra bambini normali e baby gang, anche perché le problematiche da cui scaturiscono questi episodi sono così trasversali che possono partire ovunque, dai quartieri più tranquilli fino alle periferie abbandonate”.

A prescindere dall’estrazione sociale, quindi, il messaggio che passa dai Salesiani è quello che un ragazzo che gira con un proiettile in tasca merita più attenzione: “Già in questi giorni stiamo provvedendo ad intensificare le attività culturali e di sostegno scolastico, per prestare la maggiore attenzione possibile alla quotidianità dei ragazzi. Più che tentare di risalire ai responsabili, bisogna fare in modo che non capiti più. Magari – conclude don Antonio Carbone – facciamo in modo che i ragazzi, d’ora in poi, dalle tasche non perdano proietti,  ma baci di cioccolata”. 

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