Un lungo post su facebook ed una serie di grafici e tabelle con i successi ottenuti in 15 anni di carriera alla Federazione Pugilistica Italiana. Così Raffaele Bergamasco, figlio d’arte di Ernesto, entrambi boxeur di punta di Torre Annunziata, saluta e ringrazia la FPI, nonostante, dalle sue parole, emerge come il rapporto si sia incrinato negli ultimi tempi. I risultati ai Giochi olimpici di Rio 2016, confessa il maestro, “non hanno soddisfatto le aspettative, per tanti motivi che non sto qui ad elencare”.

Il medagliere non ha sorriso agli italiani che hanno concluso l’esperienza brasiliana senza salire neppure una volta sul podio. “Una delusione per noi tutti, soprattutto per gli atleti e per lo staff. Ci siamo sacrificati perché volevamo raggiungere un importante risultato, divenuto deludente e reso ancora più amaro perché credevo fermamente che l'impegno potesse essere comunque apprezzato. Mi aspettavo un po' più di riconoscenza da parte della mia famiglia sportiva, la FPI. Ciò non è avvenuto”.

Da campione sul ring a grande maestro e preparatore anche dietro l’angolo dove ha raccolto una serie di successi uno dietro l’altro. Raffaele Bergamasco è stato designato tecnico federale della squadra nazionale femminile nel 2001, per poi diventarne responsabile nel 2005. Collaboratore tecnico della nazionale elitè maschile nel 2008, della quale è stato responsabile dal 2009 al 2012, nel quadriennio che ha portato l’Italia ai Giochi di Londra. Infine, dal 2013 responsabile di tutte le squadre nazionali maschili di pugilato. I suoi atleti hanno indossato oltre 50 medaglie tra campionati europei, mondiali ed Olimpiadi.

Proprio a loro, ai tanti campioni e pugili che lo hanno affiancato, Bergamasco rivolge un saluto: “Ringrazio, senza remore e con grande sincerità ed affetto, tutti gli atleti che durante questi anni mi hanno affiancato e che in tante occasioni hanno onorato la maglia azzurra. Sono stato e sono orgoglioso di voi, nelle vittorie e nelle sconfitte”. Quindi a coloro che hanno collaborato con lui: “Una squadra unita, un gruppo di professionisti”.

Infine, un ultimo pensiero, dettato probabilmente da quel rapporto ormai rotto con la Federazione, lo rivolge a se stesso che, “nonostante le pressioni continue da parte di tanti, sono rimasto com’ero, senza mai scendere a compromessi, credendo ed illudendomi che la lealtà, la passione e la mia professionalità per questo sport bastassero per andare avanti senza problemi”.

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