Puglia e scommesse, le slot machine sono il divertimento principale
Le scommesse hanno raggiunto ogni paese dell’Italia e si sono imposte come il divertimento più amato dagli italiani
21-02-2018 | di utentenonattivo
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Le scommesse hanno raggiunto ogni paese dell’Italia e si sono imposte come il divertimento più amato dagli italiani. È ormai difficile trovare una cittadina che non comprenda al suo interno almeno una slot machine o una ricevitoria. Una delle regioni in cui si registra una crescita importante è la Puglia, la cui incidenza sul mercato nazionale è in leggero ma costante aumento. La lotta tra le slot machine, la specialità di gran lunga preferita, e le istituzioni, che cercano di diminuire l’incidenza del fenomeno, sembra vedere in netto vantaggio il gioco.
Che le macchinette siano il simbolo dell’azzardo non è un mistero. L’80% dei profitti di Las Vegas, la città universalmente conosciuta per le scommesse, deriva proprio da slot machine e parenti. In Italia il divario la differenza con le altre specialità non è così netta, ma rimane importante. La raccolta nazionale del gambling è di 84,4 miliardi di euro, e le slot costituiscono il 56% del mercato. A questo bisogna aggiungere il fatto che valgono ormai il 60% dell’intero volume di gioco dell’online (quest’ultimo è il 16% di tutta l’industria). L’enorme diffusione del fenomeno ha come peculiarità l’assenza di una fascia d’età specifica. Le due più impegnate sono quelle dei neomaggiorenni e degli over 65, accomunate dal tanto tempo libero e dalla volontà di ritoccare guadagni in genere piuttosto modesti, come illustra lo stralcio di infografica estratto da Giochi di Slots.
La situazione pugliese non si discosta da quanto si registra nella nazione. La regione nel 2016 (ultimo anno di cui si conoscono i dati italiani) ha avuto una raccolta di 2,5 miliardi di euro nelle slot machine, a fronte di un totale di 4,4 miliardi. Il mercato è in forte crescita, aumentato di quasi 300 milioni di euro nelle macchinette e di quasi mezzo miliardo nel totale in tre anni. Come detto in apertura, è aumentata anche l’incidenza del volume di gioco pugliese sul totale italiano: se nel 2013 era il 5,56%, nel 2016 è diventato il 5,88%. Rimane comunque sotto la media nazionale la spesa pro-capite, 322€ all’anno per ogni cittadino maggiorenne (contro i 357 di media nazionale), mentre supera l’average il rapporto spesa/PIL (all’1,55%). In altre parole, i pugliesi spendono meno degli abitanti delle altre regioni, ma solo perché il PIL non permette loro di raggiungere le cifre di altre zone. Uno scenario non ottimale, che preoccupa le istituzioni.
Nel mese di gennaio il consiglio regionale ha presentato un nuovo piano per il contrasto al gioco d’azzardo. Il punto su cui il governo non sembra intenzionato a cedere è il distanziometro, ovvero il divieto di concedere la licenza di installare slot machine ai locali situati entro un raggio di 500 metri dai luoghi sensibili. Probabile anche che l’attenzione verrà posta sul tema delle pubblicità. Il consiglio ha paventato un accordo con gli enti del trasporto pubblico per non concedere spazi di visibilità alle aziende di gambling. Allo stesso modo si toglierà la possibilità di elargire fondi regionali ai mezzi di comunicazione che lasciano spazio alle pubblicità sul gioco d’azzardo, con l’intento di arginare il fenomeno. Un’iniziativa lodevole, ma forse arrivata un po’ tardi.
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