Un pusher professionista non ‘chiama’ mai i suoi acquirenti, semmai li attende in silenzio. Una regola che probabilmente è sfuggita ad Angelo Donnarumma, 23enne  figlio del pentito Davide, che dai domiciliari avrebbe continuato a spacciare droga, fino a quando non si è attirato lui stesso i carabinieri. Stando a quanto riferito dagli investigatori oplontini, il ragazzo affacciato al balcone e si stava intrattenendo con altre tre persone – atteggiamento già di per se insolito, per un detenuto ai domiciliari –, distratto da quelle presenze avrebbe poi chiamato verso di se anche altre tre persone che si trovavano in strada. Convinto, forse, che fossero dei ‘timidi’ acquirenti che non volevano annunciarsi, Donnarumma si è dovuto poi scontrare con la paradossale realtà: aveva appena chiamato tre carabinieri, che a quel punto lo hanno raggiunto fin su casa per arrestarlo. Il 23enne ha poi perso la testa, afferrando una bombola di gas e minacciando di farla esplodere, cosa che chiaramente non ha fatto, in quanto i militari, nonostante le minacce sono riusciti a bloccarlo e ad accompagnarlo in carcere per l’aggravamento della misura cautelare alla quale era sottoposto.


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