"Credetemi, non sono stati anni facili. Per me, per la mia famiglia, per gli amici".

Comincia cosi' il lungo sfogo di Fabio Quagliarella, dopo la sentenza che ha visto la condanna del poliziotto stalker, Raffaele Piccolo, reo di aver minacciato l'attccante in forza alla Samp con sms e lettere anonime, tanto da constringerlo a lasciare la maglia del Napoli.

Una situazione nella quale sai di essere nella ragione - continua Quagialrella-  sai di non aver fatto nulla, sai che tante cose sono state dette e scritte senza conoscere la verità. Il tutto a casa mia, dove sono nato e cresciuto, dove ho mosso i primi passi e dove ancora oggi vive la mia famiglia. Ho vissuto per anni con questa immensa bolla di cattiveria e disonestà, anni in cui dovevo far attenzione anche alle parole che usavo, non potevo fare molto, solo aspettare che la giustizia facesse il suo corso. Ci ho sperato e creduto dal primo giorno e ieri, venerdì 17 Febbraio, si è arrivati finalmente alla conclusione di questa brutta vicenda che mi ha visto coinvolto, giustizia è stata fatta. Ora con orgoglio posso dire che mi sento davvero più leggero, più sollevato. Tutto ciò non ha mai intaccato la mia professione e la mia professionalità, però la maglia la indossa sempre un uomo, con i suoi valori, con i suoi sentimenti e con la sua sensibilità. Adesso posso garantirvi che mentalmente sono davvero sereno. Ringrazio tutti quelli che, conoscendomi, non hanno mai dubitato e hanno atteso, insieme a me, il responso definitivo della sentenza.

Una brutta pagina che probabilmente resterà solo uno spiacevole ricordo nella carriera del bomber stabiese.

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la sentenza