Una lettera su Fb per chiudere una polemica inutile che si trascina da anni. Da quando Fabio Quagliarella, bomber di Castellammare col Napoli nel cuore, lasciò gli azzurri per approdare alla Juventus. Era il preliminare di Europa League e sul campo dell’Elfsborg Quagliarella fu tenuto da Mazzarri in panchina. Al suo posto entrò e segnò una doppietta Edinson Cavani. Quello che sarebbe diventato il Matador. Dopo la rete di ieri contro il Napoli, Quagliarella scrive su Fb un lungo messaggio: un po’ per chiudere una polemica che sa quasi di ridicolo, un po’ anche per scusarsi con i tifosi del Toro che non hanno gradito quel gesto dopo la rete. Quasi una richiesta di perdono.

IL POST. “Napoli è la mia città. Non solo per colpa mia i rapporti con la tifoseria azzurra si sono deteriorati e questa ostilità la percepisco ogni volta che ritorno a casa. E’ frutto di malintesi, di incomprensioni che un giorno verranno a galla, ma oggi il tema non è questo. Di fronte a un pubblico che per l’ennesima volta offendeva me e la mia famiglia, dopo un gol che attendevo da tempo mercoledì sera l’adrenalina mi ha portato a compiere un gesto che evidentemente non è stato chiaro. Io non ho chiesto scusa ai tifosi del Napoli per aver segnato il rigore: assolutamente no, ci mancherebbe! In quel frangente volevo soltanto dire: basta ostilità, finiamola una volta per tutte, sono un professionista e in quanto tale faccio il mio dovere, ma contro di voi non ho nulla. Se ho trasmesso altre sensazioni, non solo me ne dispiaccio, ma questa volta sì che chiedo scusa”.

Un passo indietro, dunque, per spiegare meglio quelle mani giunte verso la curva B. La stessa che per due anni l’aveva eletto idolo. Non certo due anni indimenticabili. Il rapporto difficile con Mazzarri per il quale era un attaccante come gli altri. Un po’ la sindrome di Masaniello che colpì Quagliarella come tutti i napoletani che indossano la maglia azzurra. Lui, un ragazzo tranquillo e pacifico, sembrava dover da solo vincere tutte le partite. Dimenticandosi spesso dei compagni che a loro volta si dimenticavano di lui. Con Lavezzi, poi, pare che non fosse sbocciato l’amore, anzi. E che i sudamericani del Napoli (un vero clan in quel periodo) non lo considerassero per nulla.

IL PASSATO AZZURRO. Un periodo di gol, ma anche di sceneggiate in campo per palloni non passati o per sostituzioni sgradite. Ma anche un campionario di prodezze e di gol che il bomber stabiese regalò al Napoli. Poi la Juve, lo scudetto con l’avversaria di sempre, l’infortunio e anche (quest’estate) il clamoroso possibile ritorno. Che Quagliarella, combattente di razza, avrebbe voluto. Alla fine non ha voluto De Laurentiis. Fino al gol di ieri per il quale Quagliarella chiede quasi scusa: “Chiedo scusa ai tifosi del Toro, perché io sono orgoglioso di indossare questa maglia e sarò eternamente grato al Torino perché dall’età di 14 anni mi ha fatto crescere sia come uomo, sia come calciatore. L’occasione è preziosa per chiarire un’altra questione importante. Tutti sanno che da qualche anno io non festeggio più i gol realizzati contro le mie ex squadre: non sono l’unico, basta vedere Gilardino o Ilicic ieri, ma voglio parlare solo di me perché non è sempre stato così. Giustamente i tifosi del Toro ricordano un precedente diverso, datato ottobre 2008, quando invece festeggiai con la maglia dell’Udinese la doppietta realizzata contro il Toro. E sbagliai: fu proprio quello il momento in cui realizzai che gioire per un gol segnato a una Società che ti ha dato molto, nei confronti di una tifoseria che ti ha voluto tanto bene, fa due volte male. Non so quale sia la cosa giusta: da molti anni non festeggio i gol alle mie ex ma ovviamente sono contentissimo di farli”.

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