“Lo stabile di via Rampa Nunziante è pericoloso, va abbattuto”. L’assessore Luigi Ammendola porta avanti la linea tracciata dalla Procura sulle condizioni della palazzina crollata il 7 luglio 2017.

Una risposta forte da parte dell’amministrazione comunale, che reagisce così al ricorso presentato da quattro proprietari degli appartamenti dello stabile sull’abbattimento di quel che resta della palazzina, i quali hanno impugnato l’ordinanza del 14 novembre 2018. Nel mirino ci sarebbero alcuni atti acquisiti dall’ufficio tecnico comunale di Torre Annunziata che dimostrerebbero che l’immobile non fosse abusivo.

IL FATTO. Con l’istanza del 9 aprile 1959, si certificava l’abitabilità dello stabile di 14 appartamenti distribuiti su 5 piani. E' l'unica documentazione prodotta da allora. “L’immobile – si legge nel ricorso presentato e curato dall’avvocato Orazio Abbamonte – non ha modificato la sua consistenza successivamente alla realizzazione”. Ma il comune ha replicato, sostenendo che “le opere realizzate, benché siano state oggetto di rilascio di certificazione di agibilità, non sono assistite da licenza edilizia e non sono oggetto di nessuna richiesta di condono edilizio, per cui la loro esecuzione è abusiva”. 

LE PAROLE DI LUIGI AMMENDOLA. “E’ una decisione legittima da parte dei proprietari – ha spiegato l’assessore ai lavori pubblici Luigi Ammendola – ma l’edificio allo stato attuale va demolito, a maggior ragione se continua a essere esposto agli agenti atmosferici e alle correnti del mare. La nostra linea è quella portata avanti anche dalla Procura, ovvero quelle di procedere alla demolizione”.

Una battaglia a colpi di burocrazia destinata a continuare: da una parte, di proprietari degli appartamenti che hanno chiesto l’annullamento della demolizione, almeno fino alla fine dell’iter processuale che vede alla sbarra 15 imputati; dall’altra, il comune di Torre Annunziata che, peraltro, si è costituito parte civile nel processo.

LE PRECISAZIONI DELL’UFFICIO TECNICO COMUNALE. La difesa sostiene che, aldilà della licenza edilizia, l'edificio poteva essere realizzato, in quanto nel 1959 non esistevano limiti all’edificazione, con l’aggiunta che negli anni a seguire furono realizzati anche altri stabili adiacenti a quello crollato nel 2017. “Aspettiamo la decisione del Tribunale Amministrativo – ha spiegato il capo dell’utc Nunzio Ariano - che avrà il compito di valutare se i certificati di edificazione e di abitabilità del 1959 siano sufficienti oppure ci siano i presupposti per demolire il palazzo”.

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